La preparazione del giudice Corrado Carnevale e il 'grande ascendente' che aveva sui colleghi non erano certo finalizzati 'all'agevolazione delle organizzazioni criminali'. L'ex presidente della Prima sezione penale della Cassazione, dunque, non 'aggiusto' le sentenze degli appartenenti a Cosa nostra. Sono racchiuse in 129 pagine le motivazioni con le quali le Sezioni Unite penali (sentenza 22327) spiegano perche' lo scorso 30 ottobre annullarono senza rinvio la condanna a sei anni di reclusione inflitta a Carnevale dalla Corte d'appello di Palermo (sentenza del 29 giugno 2001) con la motivazione 'perche' il fatto non sussiste'. La Suprema Corte, smontando pezzo per pezzo la sentenza di condanna di secondo grado, non puo' fare a meno di annotare come le argomentazioni che indussero i colleghi di merito a condannare Carnevale fossero tutte argomentazioni 'di ripiego'. Ecco perche', secondo la Cassazione, 'il giudice di primo grado aveva efficacemente osservato che l'elevato grado di preparazione giuridica e di approfondita conoscenza degli atti, talora maggiore di quella degli stessi relatori, costituiva un dato che non puo' certamente in alcun modo refluire negativamente sulla posizione dell'imputato, non potendosi ragionevolemnte ipotizzare - annota la Suprema Corte - che fosse strumentale all'assunzione, in sede di discussione, di posizioni non contestabili da parte degli altri componenti e, comunque, finalizzata all'agevolazione delle organizzazioni criminali'.

In evidenza oggi: