La Corte Suprema della Germania ha cancellato le disposizioni di una legge redatta per combattere il terrorismo, recepimento della direttiva europea in materia: permetteva alle autorità di accedere a tutti i dati relativi alle telefonate e alla navigazione Internet dei privati cittadini (non il contenuto, ma la durata e le connessioni) stoccati obbligatoriamente negli archivi delle telco. La Corte Costituzionale ha deciso che la conservazione indiscriminata di registrazioni private violasse la costituzione tedesca, stabilendo così l'inapplicabilità della legge del 2008 che le compagnie telefoniche conservassero i tabulati telefonici e relativi all'utilizzo di Internet per sei mesi. Quello della riservatezza della corrispondenza è, si legge, un diritto costituzionalmente garantito, e la data retention non sembra potersi conciliare con questo diritto. La sentenza ha inoltre stabilito che il materiale finora archiviato debba essere immediatamente distrutto. La pratica costituisce, infatti, una "grave intrusione" e una violazione del diritto alla privacy. Stabilendo, inoltre, che le autorità potranno accedere a tali forme di informazione solo con il via libera di un tribunale e solo nel caso di "concreto e imminente pericolo". La legge così sconfessata rappresentava l'implementazione della Direttiva europea 2006/24/EC che impone ai provider Internet e alle società telefoniche la memorizzazione di tali dati e che, per esempio, in Italia è stata adottata con il massimo periodo consentito per la conservazione dei dati, due anni.
Claudio Tamburrino
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