Roma (Adnkronos) - Il datore di lavoro e' come un papa'. Se maltratta i propri dipendenti puo' essere chiamato a rispondere di maltrattamenti in famiglia. E' il succo di una sentenza emessa dal Tribunale ordinario di Torino (giudice De Marchi) che ha reso giustizia ad una operaia da anni vittima di vessazioni da parte del proprio datore di lavoro. T. T., una 55enne torinese dipendente di un'azienda metalmeccanica a Collegno, ha tenuto duro per quattro anni. Poi non ha retto e ha denunciato le vessazioni ricevute per tanto tempo. Sono scattate le indagini e oggi il suo capo O. F. ha patteggiato la pena a nove mesi di reclusione per 'maltrattamenti in famiglia' (reato previsto dall'art. 572 del codice penale). La signora, come si legge nella sentenza del giudice torinese, era soggetta a 'comportamenti ostili, umilianti, ridicolizzanti e lesivi della dignita' personale'. La stessa era spesso minacciata 'di licenziamento con frasi del tipo: 'Hai finito di rompere le p.'; 'E' ora che vai via, la porta e' la'. Tante le violenze verbali alle quali era sottoposta.

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