Ermete Realacci, ha presentato un'interrogazione parlamentare per denunciare il fenomeno dell'illegalità degli accessi sul demanio marittimo. 'L'accesso al mare - dichiara - per legge dovrebbe essere libero a tutti. La realta' e' pero' ben diversa. Sono ancora molti, lungo le coste italiane, gli abusi di privati che con cancelli e recinzioni, di fatto negano l'accesso al mare. Le segnalazioni che arrivano alle capitanerie di porto e alle associazioni sono molte e non risparmiano quasi nessuna regione'. Nell'interrogazione si fa riferimento ad uno degli ultimi episodi verificatosi nella provincia di Siracusa, dove risultano denunciati numerosi casi di chiusura degli accessi a tratti di costa pubblica da parte di privati (sarebbero aumentati del 50% i cancelli che impediscono l'accesso alle zone a mare). Sta di fatto che diventa sempre più difficile l'accesso libero alla costa da parte dei cittadini Il caso che dovrebbe aver chiarito definitivamente la questione degli accessi liberi al mare, continua Realacci, "e' quello dello Sbarcatello all'Argentario, frutto di una lunga battaglia delle associazioni ambientaliste, e risale al 16 febbraio 2001 quando la terza sezione penale della Corte di Cassazione, dichiaro' che 'nessuna proprieta' privata e per nessun motivo puo' impedire l'accesso al mare alla collettivita' se la proprieta' stessa e' l'unica via per raggiungere una determinata spiaggia'. Nonostante cio', sono ancora molti i casi che impediscono ai cittadini di usufruire liberamente di spiagge, cale e scogliere, anche se queste appartengano al demanio statale e sono quindi funzionalmente destinate alla pubblica fruibilita'. La situazione desta preoccupazione perche' le coste sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e sociali, piu' importanti del nostro Paese.' Nell'interrogazione si fa poi cenno anche alla questione delle concessioni. Anche in questo caso la legge parla chiaro e la finanziaria 2006 ha stabilito che 'E' fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione'. Di fatto però in molte regioni la spiaggia pubblica è diventata un miraggio giacché i gestori dei lidi stanno letteralmente privatizzando il mare con oltre 5mila stabilimenti balneari disseminati lungo le coste italiane. Da un dossier di lega ambiente sulle sulle spiagge in concessione del litorale romano emerge che sono solo 10 su 53 gli stabilimenti che lasciano il libero accesso al litorale. Gli altri chiedono, senza averne diritto, il pagamento di un biglietto di ingresso e impediscono la vista al mare con muri di cabine ristoranti e recinzioni. Nell'interrogazione si chiede al Ministero dell'Ambiente "quali azioni intenda intraprendere per effettuare, attraverso gli organi preposti, una verifica delle situazioni di illegalita' e di abusi sui litorali e la corretta applicazione della normativa vigente in materia e se intenda attivarsi per mettere in campo un necessario sistema di pianificazione e gestione costiera che individui il punto di equilibrio tra le attivita' economiche, turistiche e residenziali da un lato e l'ambiente e la libera e corretta fruizione dello stesso dall'altro.'

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