Dopo la risonanza sociale che hanno avuto i recenti casi delle scarcerazioni facili, il vice presidente del Csm Nicola Mancino ha dichiarato in un intervista a "La Stampa" tutta la sua preoccupazione per il dilagara di una sfiducia generalizzata nella giustizia.
"Bisogna fare i conti con un disagio profondo - ammette Mancino - Nello stesso tempo, pero', da uomini di legge sbaglieremmo a farci prendere la mano. E a pensare di risolvere il probleme inasprendo le punizioni cosi', dalla sera alla mattina. La realta' e' piu' complessa. Bisogna garantire gli individui e assicurare al tempo stesso l'efficacia della norma".
Tutto questo è realizzabile secondo Mancino "accorciando innanzitutto la durata dei nostri processi, che e' irragionevolmente lunga", attraverso "lo snellimento delle procedure e la possibilita' di saltare un grado di giudizio, limitando di molto in casi in cui si puo' arrivare alla Cassazione. L'Italia e' l'unico Paese che si permette il lusso di avere molte migliaia di avvocati cassazionisti e un corrispondente numero di magistrati della suprema corte".
"Non e' un caso - conclude Mancino - se il presidente Napolitano fa appello a un atteggiamento di reciproca disponibilita' tra maggioranza e opposizione. Perche' se prevale la logica dello scontro, e ciascuno si ripromette di azzerare, una volta al governo, le riforme fatte dagli avversari, allora non ci dobbiamo poi soprendere se i nostri magistrati rispondono a leggi o troppo severe, o troppo lassiste, che comunque non risultano piu' al passo con i tempi".

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