Un pool di esperti su incarico di OCPI ha elaborato una proposta volta a ridurre i tempi della giustizia civile, disincentivando ricorsi e resistenze e intervenendo sul rito

La proposta OCPI per ridurre i tempi della giustizia civile

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Per ridurre i tempi della giustizia civile "occorre disincentivare, sia per i clienti sia per gli avvocati, il ricorso in giudizio e la resistenza temeraria". Tanto si legge nella proposta (qui sotto allegata) avanzata da Mario Barbuto, ex capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, assieme all'economista Carlo Cottarelli e ad Alessandro De Nicola e Leonardo D'Urso per conto dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.
Come si legge nel testo predisposto dall'OCPI, il disegno di legge delega presentato in senato dal Governo in materia di efficienza del processo civile e revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie "pur proponendo alcuni provvedimenti condivisibili, nel complesso (...) è insufficiente a ricondurre la durata dei processi civili nelle medie europee non affrontando in maniera incisiva molti dei profondi problemi del funzionamento del sistema giustizia".

Aumentare contributo unificato e spese di giudizio

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Per disincentivare il ricorso in giudizio e la resistenza temeraria, gli autori suggeriscono una serie di interventi "shock" ad esempio portare il contributo unificato per l'inizio di una causa alla media europea oppure "condannare l'attore soccombente in Appello o in Cassazione a pagare un importo pari al quadruplo del contributo unificato (a favore dello Stato)".
Addirittura, in caso di ricorso in Cassazione contro la cosiddetta "doppia conforme", e in caso di ulteriore soccombenza, si propone di liquidare le spese alla parte vincitrice "in misura pari almeno al triplo di quelle riconosciute dalla Corte di Appello".
Gli interessi di mora dalla data dell'atto introduttivo dell'appello o del ricorso in cassazione, invece, "andrebbero comunque calcolati al tasso previsto dalla legge 231/2002 (8 per cento sul tasso legale), salvo che le parti non abbiano determinato un tasso più alto".
Ma oltre ad aumentare contributo unificato e spese di giudizio, sono molti altri i suggerimenti del team. In primis, andrebbe migliorato il servizio di giustizia civile offerto nei Tribunali, ad esempio riducendo drasticamente il numero dei magistrati fuori ruolo per incarichi amministrativi e ridurre la possibilità che i magistrati in ruolo abbiano incarichi extragiudiziari.

Cambiamenti nel rito e organo di filtro

Tra i cambiamenti nel rito (codice di procedura civile) gli esperti condividono alcuni escamotage messi in atto dalla proposta governativa (es. far diventare il ricorso l'unica forma di atto introduttivo di una causa civile, per tutti i livelli di giudizio), ma suggeriscono anche di "limitare la possibilità di ricorso in Cassazione ai casi attualmente affidati alle Sezioni Unite della Cassazione" o, in alternativa creare un organo giurisdizionale di supporto a cui trasferire la funzione di filtro esercitata dalla Suprema Corte.
Il filtro, si legge nel testo, "dovrebbe intercettare solo i ricorsi palesemente infondati su motivi di merito o fondati su principi di diritto contrari a costante giurisprudenza della Corte di Cassazione contro i quali non siano prospettati argomenti solidi". Inoltre, per esigenze di contenimento dei costi, si pensa a una struttura composta da avvocati, docenti e magistrati in pensione che non siano a riposo da oltre due anni e non abbiano superato i 75 anni.
Ancora, "a tutte le cause civili monocratiche, sia nella fase di primo grado sia in fase in appello, si dovrebbe applicare il rito del lavoro" in una versione appositamente adattata. In particolare, per le cause riservate al collegio, l'applicazione del rito del lavoro potrebbe essere chiesta espressamente dal ricorrente nell'atto introduttivo e troverebbe applicazione solo se la parte resistente non si opponesse

Migliori pratiche organizzative nei Tribunali

Non manca un approfondimento sulle "migliori pratiche organizzative e lavorative" che andrebbero introdotte nei Tribunali, nonché sugli "interventi specifici per i tribunali più lenti", con maggiore arretrato patologico. A tal fine, per alleggerire il carico di lavoro nei Tribunali, si suggerisce di affidare a organismi amministrati dagli Ordini dei Notai e degli Avvocati la gestione di alcune procedure di volontaria giurisdizione a costi predeterminati in alternativa al ricorso ai tribunali.
Inoltre, qualora si creasse un Centro di Coordinamento a livello nazionale e analoghi team a livello locale, con una struttura simile a quella di Coordinamento Organizzativo già esistente presso la Corte di Cassazione, si potrebbero ottenere "gli stessi risultati che negli uffici giudiziari statunitensi si ottengono con i Court manager, soggetti titolari del caseflow management". Il tutto, chiarisce lo studio, senza sconvolgere la nostra normativa.
Ma oltre agli Stati Uniti, il documento guarda con favore anche a virtuose pratiche nostrane suggerendo di "estendere a tutti i tribunali il progetto Giustizia Semplice 4.0 del Tribunale di Firenze"che prevede l'affiancamento ai giudici di borsisti neolaureati in legge nell'attività di selezione delle cause con un alto tasso di "mediabilità" e di redazione di una proposta di ordinanza di mediazione delegata al vaglio del giudice affiancato.

Strumenti e incentivi adeguati di risoluzione extra-giudiziale

In opposizione a una visione "tribunalcentrica" in materia di gestione del contenzioso civile, lo studio propone di incentivare e ampliare il ricorso alle procedure di Alternative Dispute Resolution (ADR) (negoziazione diretta, tavoli paritetici, mediazione e arbitrato). Distribuendo la domanda di giustizia tra più soggetti che offrono il servizio, si renderebbero più efficienti i tribunali stante la riduzione del carico di lavoro.
Si dovrebbe, secondo il pool di studiosi, "affidare a organismi amministrati dagli Ordini dei Notai e degli Avvocati la gestione di alcune procedure di volontaria giurisdizione a costi predeterminati in alternativa al ricorso ai tribunali".
Oltre a rilanciare l'arbitrato, "processo ora troppo costoso" che necessita di sistemi tariffari che ne garantiscano l'economicità, si ipotizza l'istituzione di uffici di Ombudsman imparziali per grandi imprese e organizzazioni pubbliche per prevenire e risolvere il contenzioso sul luogo di lavoro. Ancora, si suggerisce di estendere ad altri settori del contenzioso del consumo le procedure utilizzate dai Corecom per controversie telefoniche e dall'Arbitro Bancario e Finanziario nel contenzioso bancario.
Per incentivare un piano di definizione extragiudiziale del contenzioso pendente, l'analisi guarda a provvedimenti "una tantum" da adottare in via sperimentale e che prevedano incentivi fiscali, come una sorta di "click day".
Le prime 200.000 richieste per la definizione extragiudiziale volontaria da parte dei litiganti di una causa iscritta al ruolo in una data anteriore al 31 dicembre 2019, si legge nel testo, le parti e gli avvocati dovrebbero avere diritto a incentivi fiscali sull'accordo conciliativo o lodo arbitrale e sugli onorari maturati dagli avvocati.
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Foto: 123rf.com
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