L'emergenza coronavirus ha rallentato oltremodo la correzione degli scritti. Anche per il Cnf è necessario rivedere un esame regolato da una legge del 1934

Abilitazione avvocati: i nodi da sciogliere

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Sta diventando un rebus la sorte dell'esame di abilitazione sostenuto dai praticanti a dicembre. Qual è il rischio? L'emergenza coronavirus ha rallentato oltremodo la correzione degli scritti. I dati relativi all'inizio di giugno chiarivano che, in sei mesi, è stato esaminato solo il 44,97% dei candidati. Una cifra non incoraggiante. Il rischio è che ulteriori ritardi delle correzioni arrivando al mese di dicembre con gli orali, comporterebbe che i candidati che non hanno ancora avuto l'esito degli scritti o che devono sostenere l'orale, dovrebbero ripetere l'esame precauzionalmente, in attesa di sapere se effettivamente il precedente è andato a buon fine. Prosegue però il lavoro nelle Commissioni In alcuni distretti sono già stati corretti almeno il 70% degli elaborati, mentre tre sottocommissioni hanno terminato. Le difficoltà maggiori riguardano i distretti di Roma e di Milano. Ma si conta di terminare entro fine luglio.

Aiga, nessuna disparità di trattamento

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Già qualche settimana fa, dall'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) si era levato un appello all'Esecutivo in relazione all'esame di abilitazione. I giovani avvocati hanno chiesto che non ci sia nessuna disparità di trattamento per i praticanti avvocati (vedi anche Giovani avvocati: serve un nuovo esame di abilitazione). In questo contesto, come riferisce il Sole 24 Ore, l'Aiga, così come la Consulta nazionale dei praticanti evidenzia «Speriamo che la data del 30 luglio sia quella buona ma se così non fosse, si potrebbe pensare ad uno scritto abilitante o ad una ultrattività degli scritti per evitare di ripetere la prova». Ma assolutamente niente sconti: «A chiedere di passare agli orali, o una laurea abilitante, sono gruppi nati ad hoc - afferma il presidente Antonio De Angelis - non rappresentativi dei 20mila praticanti».

Esame avvocati: l'idea del Consiglio nazionale forense

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L'occasione è buona per il Consiglio nazionale forense per ridiscutere l'accesso alla professione, regolato da una legge del '34. Ma questo non è il momento. «La correzione degli elaborati ci risulta sia stata ripresa in tutti i distretti - spiega la presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense Maria Masi - è evidente che se i tempi si dovessero allungare sarà probabilmente necessario sollecitare un intervento straordinario, in un'ottica di bilanciamento di interessi, per non pregiudicare diritti e legittime aspettative sia dei praticanti avvocati che hanno sostenuto le prove sia di quelli che dovranno farlo a dicembre».


Foto: 123rf.com
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