di Gabriella Lax - Invoca un salario universale che possa tutelare i lavoratori poveri. Papa Francesco ancora una volta non le manda a dire ed interviene anche su fatti di politica e di economia.
- Il messaggio all'Europa
- Il Pontefice: «Serve una retribuzione universale di base»
- Papa Francesco: «Basta egoismi»
Il messaggio all'Europa
Parla prima ai governi degli stati dell'Europa unita il santo Padre e, in un passaggio del messaggio "Urbi et Orbi", sottolinea come «Oggi l'Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l'occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative- in caso contrario, aggiunge - l'alternativa è solo l'egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni».
Il Pontefice: «Serve una retribuzione universale di base»
Ma non si ferma qui il Pontefice che, in una lettera ai movimenti popolari, pubblicata dall'Avvenire chiede «Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell'economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento e la quarantena vi risulta insopportabile. Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti».
Papa Francesco: «Basta egoismi»
Proprio il volto della malattia, la capacità di colpire tutti indifferentemente dovrebbe far pensare. «Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando - ha proseguito il Papa - ci accomuna tutti e non fa differenza di persone». Ed ha aggiunto «Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un'unica famiglia e si sostengano a vicenda».
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