La bozza predisposta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede fa discutere: oltre alla revisione della prescrizione, il testo incide su tempi del processo e sanzioni per i magistrati negligenti
di Lucia Izzo - Blocco della prescrizione solo per condannati in primo grado, revisione dei tempi per concludere i giudizi e maggiore responsabilizzazione dei giudici con sanzioni per i "negligenti", ma anche riforma del CSM, più riti alternativi, giudici monocratici in appello, stretta sulle indagini preliminari, depositi telematici.
Sono questi gli elementi che emergono dall'analisi dell'ultima bozza del disegno di legge per la riforma del processo penale predisposta dal Ministro Bonafede e presentata al vertice di maggioranza di Palazzo Chigi lo scorso 21 gennaio. Si parla di un testo fitto, di circa 30 pagine, che "assorbe" il cosiddetto Lodo Conte sulla prescrizione, su cui l'intesa tra le forze politiche non sarebbe stata ancora raggiunta pienamente.
La bozza predisposta da Bonafede, composta da 35 articoli, prevede non poche novità che vanno dalla prescrizione alla riforma del CSM.

Nel dettaglio, il Governo intenderebbe procedere attraverso diverse deleghe, che l'esecutivo dovrebbe adottare entro un anno dall'entrata in vigore del d.d.l., "per l'efficienza del processo penale, per la riforma complessiva dell'ordinamento giudiziario e della disciplina su eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati nonché disposizioni sulla costituzione e funzionamento del Csm".

Lodo Conte sulla prescrizione

In prima linea c'è la sospensione della prescrizione. Del nuovo meccanismo, ribattezzato "Lodo Conte", se ne è già parlato ampiamente nelle scorse settimane e sembra essere stato proprio quest'ultimo la base per la riformulazione delle norme in materia di prescrizione.

Nel dettaglio, la formulazione della nuova norma prevede che la sospensione del corso della prescrizione (ai sensi dell'articolo 159, comma 2, del codice penale) sia limitata alla sentenza di condanna e al decreto di condanna.


In pratica, anziché un indifferenziato blocco della prescrizione, si andrebbe a introdurre una sorta di doppio binario in base all'esito del processo di prime cure, ovvero differenziando a seconda che gli imputati siano stati condannati o assolti.

Ancora, si prevede "la sospensione del corso della prescrizione per un tempo non superiore a due anni a seguito della impugnazione della sentenza di proscioglimento" e che "il corso della prescrizione riprenda quando la sentenza del grado successivo o la sentenza resa a seguito di opposizione a decreto penale ha prosciolto l'imputato". Infine, se durante i termini di sospensione si verifica un'ulteriore causa di sospensione, i termini sarebbero prolungati per il periodo corrispondente.

Polemiche: "Lodo Conte incostituzionale"

Le novità in materia di prescrizione non vanno giù in particolare a Italia Viva. Ancora prima del vertice di Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha definito "incostituzionale" il Lodo Conte che distingue condannati da assolti.
Per l'ex segretario dem "non è la soluzione: viola i principi costituzionali. L'essere o meno colpevole non si valuta in primo grado ma alla fine del percorso e quindi introdurre una differenziazione tra la condanna e l'assoluzione in primo grado viola i principi costituzionali. Quindi non è questo il punto. Direi che non c'è un punto di caduta".
Proprio il PD ha replicato per primo a queste critiche: "Non pensiamo che sia incostituzionale, è una proposta interessante, può essere integrata ma è una base di partenza utile", ha sottolineato Alfredo Bazoli al termine del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi.
"Abbiamo lavorato alla riforma del processo penale per accelerare i tempi. Tutte le forze politiche valuteranno il testo e faranno le loro proposte. Numerose sono le convergenze sulle misure per abbreviare i tempi. Rimangono alcune distanze sulla prescrizione. Per me e per il Movimento cinque stelle resta prioritario garantire la certezza della pena e che non ci siano sacche di impunità", ha replicato il Guardasigilli Alfonso Bonafede al termine dell'incontro.

Tempi del processo

Incisivo anche l'intervento relativo ai tempi del processo penale la cui durata dovrebbe essere, sommando tutti i gradi di giudizio, di soli 4 anni.
Nel dettaglio, il Guardasigilli punta a procedimenti della durata di massimo un anno in primo grado, salvo i reati più gravi (come mafia e terrorismo, dove non vi sarà alcun limite), due anni in appello e uno in Cassazione. Tempistiche che, tra due anni, si ridurrebbero ulteriormente arrivano a una durata di massimo un anno per ogni grado di giudizio (per un totale di 3 anni).
Resterebbe salva la possibilità per il CSM di modificare tale previsione dopo una valutazione della situazione degli uffici giudiziari in base al carico di lavoro, tenendo conto altresì dei personale e dei processi pendenti e conclusi., nonché delle sopravvenienze.
Tra le novità emergono anche scadenze più stringenti per le indagini preliminari, maggiore spazio riservato ai riti alternativi e ai giudici monocratici (anche in appello), nonché il via libero al deposito telematico di atti e documenti nei procedimenti di ogni ordine e grado.

La stretta sull'appello

Diverse innovazioni si prevedono in materia di appello: l'avvocato potrà impugnare in appello solo se dispone di uno specifico mandato del suo cliente rilasciato dopo la sentenza di condanna e, se l'appello non viene fatto entro due anni, il difensore potrà presentare istanza di immediata definizione.
Dal deposito dell'istanza di immediata definizione, il processo dovrà essere definito entro 6 mesi, salva la possibilità di una diversa determinazione fatta dal CSM. Ancora, nel procedimento di seconde cure non sarà più obbligatorio riascoltare i testimoni già presenti in primo grado.

Sanzioni ai giudici e nuovo CSM

Un pesante scure potrebbe calare, secondo le previsioni della bozza, sui magistrati che per negligenza non rispettino le nuove scansioni temporali. Il mancato rispetto dei termini, qualora le misure organizzative adottate dall'ufficio presso i quali si presta servizio siano idonee ad assicurarne il rispetto, costituirà illecito disciplinare. I capi degli uffici avranno obbligo di segnalare a chi di dovere le violazioni o rischieranno di incorrere a loro volta in un illecito.
Il disegno di legge interviene anche sul CSM modificandone conformazione e modalità di elezione. Il futuro Consiglio Superiore della Magistratura conterebbe 30 componenti, di cui 20 togati (anziché gli attuali 16) e 10 laici (anziché 8). Abbandonata l'ipotesi "sorteggio", il voto in due fasi dovrebbe avvenire in 19 collegi definiti dal ministro della Giustizia tre mesi prima del voto. Tre le preferenze a disposizione di ogni elettore.
Al primo turno sarà eletto colui che ottenga la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi oppure, in alternativa, si procederà al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più volti al primo turno. Nella bozza previste anche assunzioni straordinarie, sia di personale amministrativo che di nuovi giudici ausiliari di Corte d'appello.

Anm: sanzioni alle toghe "irricevibili"

E proprio le novità previste dalla bozza nei confronti dei magistrati alimentano tensioni. "L'idea di sanzioni disciplinari che colpiscano i magistrati che sforano i tempi previsti" per la durata dei processi "è irricevibile da ogni punto di vista".
È quanto affermato da Luca Poniz, presidente dell'Associazione nazionale magistrati che soggiunge "I tempi del processo non dipendono dal singolo magistrato ma dallo scrupolo con cui vengono accertati i fatti".
Tali posizioni costituiranno la base dell'incontro, in programma il 29 gennaio, con il ministro Bonafede. "È una valutazione demagogica che dà l'idea di una predeterminazione dei tempi, come se il mancato rispetto dipendesse dai magistrati, una sorta di negligenza staccata da valutazioni fattuali. Su questo punto la nostra opposizione è ferma", ha sottolineato Poniz.
"Diremo al ministro che noi rifiutiamo logiche di contingenza e di contrapposizione politica - ha spiegato il presidente - Noi siamo su questa posizione a prescindere da questo o quel lodo. Le nostre posizioni non possono essere tirate per la giacchetta, a favore di una parte politica o di un'altra. Le nostre opinioni non sono espresse per rafforzare questa o quella maggioranza noi siamo fuori dalla logica di contrapposizione politica".
Anche il segretario dell'Anm, Giuliano Caputo, è intervenuto sui tempi predeterminati dei processi parlando "un'idea brutale" e di una previsione "del tutto sganciata dalla realtà, che mette a rischio la tutela dei diritti. La durata dei processi dipende anche dallo scrupolo nell'accertamento dei fatti".

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