A Treviso la maxi sanzione per non aver raccolto le deiezioni canine. Ma il caso non è isolato. Multe in tutta Italia e rischio reato
di Lucia Izzo - Da un lato, ci sono i padroni che diligentemente portano a passeggio i propri animali muniti di paletta e sacchetti (o addirittura bottiglia d'acqua), affinché alcuna deiezione del quadrupede rimanga a imbrattare l'area pubblica. Dall'altro, invece, c'è chi lascia il senso civico a casa, assieme al necessario per ripulire le strade dagli escrementi dell'animale che inevitabilmente restano a terra.

Treviso, non raccoglie le deiezioni canine: multato

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E in questa seconda categoria rientra il proprietario che, nel centro di Treviso, si è visto sanzionare dal "nucleo antidegrado" della Polizia Locale. Il 59enne proprietario del cane, che aveva appena espletato su strada i propri bisogni, dovrà pagare una maxi sanzione da ben 400 euro per non aver raccolto le deiezioni dell'amico quadrupede.

Trova così applicazione il nuovo regolamento urbano che è stato approvato in città lo scorso ottobre. Il Comune riferisce come, nonostante l'uomo avesse inizialmente negato l'evidenza dei fatti, sia stato inchiodato dalle prove fotografiche degli agenti, rimasti a debita distanza.

"Non è facile cogliere sul fatto i soggetti che abbandonano le deiezioni canine", ha spiegato il comandante della Polizia Locale Andrea Gallo: "La bravura degli agenti ha permesso di sanzionare uno dei comportamenti ritenuti tra i più odiosi dalla collettività. I controlli continueranno sia con personale in uniforme che in borghese, anche con l'ausilio dei sistemi di videosorveglianza e fototrappole".

"La maleducazione e mancanza di senso civico non sono tollerati" ha dichiarato il sindaco Mario Conte, ribadendo la necessità di prestare maggiore attenzione e rispettare il prossimo e la città. "Come ho già avuto modo di dire - ha soggiunto il primo cittadino - il problema non sono gli amici a quattro zampe ma la maleducazione di qualche proprietario. L'inasprimento delle sanzioni vuole fungere da deterrente per tutti quei comportamenti che possono creare degrado e rendere la città meno pulita, sicura e accogliente".

Multati i proprietari che non raccolgono gli escrementi animali

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Ma l'esempio di Treviso non è isolato. Negli ultimi anni sono sempre più i Comuni italiani che hanno scelto di sanzionare i padroni maleducati e irrispettosi nei confronti dei beni pubblici. La materia, infatti, è principalmente regolamentata a livello locale e spesso gli enti si sono mossi con campagne di sensibilizzazione, installazione di appositi "contenitori" in strada e così via.

Le amministrazioni hanno, infatti, il potere di dettare tramite apposite ordinanze le regole e le sanzioni (di importo variabile nei diversi paesi) a cui va incontro chi non si premura di raccogliere le deiezioni canine lasciate in strada dal proprio animale.

Risale a qualche anni fa la dura reazione del Comune di Torre Boldone, provincia di Bergamo, contro l'atteggiamento incivile dei proprietari. Proprietari, custodi e conduttori dei cani sono stati obbligati a "raccogliere immediatamente gli escrementi prodotti dagli stessi su area pubblica o di uso pubblico sull'intero territorio comunale e a depositarli, con idonei involucri o sacchetti chiusi a provata tenuta all'acqua, negli appositi cestini (se presenti) per la raccolta dei rifiuti", pena sanzioni fino a 720 euro.

Non sempre, tuttavia, gli agenti sono in loco e "beccare" i trasgressori può rivelarsi pressochè impossibile. Per questo a Malnate, comune in provincia di Varese, è stato elaborato un sistema contro gli incivili che sembra uscito direttamente da un telefilm poliziesco.

In pratica, il Comune ha messo su una vera e propria banca dati del DNA dei cani e avvisato i residenti, possessori o detentori di animali, dell'obbligo di corretta registrazione degli stessi all'Anagrafe Canina Regionale e all'effettuazione del test gratuito per l'identificazione del DNA, presso i veterinari di Malnate. L'intento è chiaro, ovvero mettere a punto un sistema di campionamento e arrivare agli incivili tramite "test del DNA" effettuati dalle guardie zoofile sugli escrementi abbandonati. E anche chi non ha sottoposto l'animale al prelievo gratuito è stato sanzionato.

Escrementi animali non raccolti: può diventano reato

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Il comportamento del padrone, denotante indubbia carenza di civiltà, può costargli anche più che una semplice sanzione. L'art. 639 del codice penale, infatti, sanziona il reato di "deturpamento e imbrattamento di cose altrui".

Chi deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con una multa fino a 103 euro. Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati si rischia la reclusione da 1 a 6 mesi o una multa da 300 a 1.000 euro. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, invece, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7082/2015 ha rimarcato che si tratta di un delitto punibile a titolo di dolo, anche solo generico od eventuale. Per i giudici, la possibilità che un cane condotto sulla pubblica via possa imbrattare beni è frutto di un rischio certamente prevedibile e, non essendo evitabile che l'animale ivi espleti i suoi bisogni fisiologici, si richiede a chi tale cane lo conduce un corretto governo di tale (inevitabile) rischio.
Tale governo sarà realizzabile, ad esempio, attraverso la possibilità di una attenta vigilanza sul comportamenti dell'animale, attraverso la possibilità di limitarne la totale libertà di movimento (se dei caso tenendolo legato con un guinzaglio) o comunque intervenendo con atteggiamenti tali da farlo desistere (quantomeno nell'immediatezza) dall'azione, o comunque riparando al gesto in qualche modo (ad esempio con gli strumenti di pulizia idonei).
A salvare, nel caso di specie, l'imputato da una condanna per "deturpamento e imbrattamento di cose altrui" è l'aver portato con anche una bottiglietta d'acqua per ripulire la pipì dell'animale.

Foto: 123rf.com
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