Ma anche Codacons e Altroconsumo indagano sulle possibili violazioni e inviano un esposto al Garante per la Privacy affinché venga aperta un'indagine sull'applicazione

di Gabriella Lax - FaceApp sotto la lente d'ingrandimento del Garante europeo per la protezione dei dati e sotto esame da Codacons. La celebre app capace di invecchiare e ringiovanire a piacere i volti di chi la utilizza ha avuto un clamoroso boom nell'ultimo periodo (vedi anche Faceapp quali rischi).

FaceApp sotto la lente d'ingrandimento del Garante europeo

Il punto è che Wireless Lab, società russa che ha creato l'app, tra le altre condizioni d'uso dell'applicazione, conserva sui suoi server cloud e non localmente sul telefono degli utenti le immagini. Ancora, in relazione alla privacy, nel momento in cui si scarica l'applicazione le regole che si accettano risalgono al 2017, senza che venga riportato invece il nuovo GdPr, previsto dalla normativa europea approvata un anno fa, che obbliga lo sviluppatore a informare gli utenti sull'utilizzo dei dati, per quanto tempo saranno conservati, se saranno trasferiti fuori dall'Unione europea. Così, come riporta Ansa, il Garante europeo della protezione dei dati, Giovanni Buttarelli riguardo alle possibili criticità per la privacy degli utenti ha spiegato che FaceApp «rientra fra le diverse applicazioni che in questo momento sono all'esame dei nostri sottogruppi di lavoro. Verificheremo a breve le priorità da seguire, ma la questione del trattamento dei dati personali merita sicuramente attenzione - e prosegue - A prescindere da un nostro intervento grazie alle nuove norme Ue (Gdpr) qualunque utente di FaceApp può esercitare i suoi diritti ora, chiedendo di avere accesso ai dati che lo riguardano, sapere dove sono custoditi e chi è titolare del trattamento - considerato che - noi non possiamo fare gli sceriffi del web su ogni microapplicazione che viene creata. Abbiamo poco meno di 3mila addetti alla protezione dei dati, mentre l'economia mondiale è fatta di milioni di persone.

I dubbi di Codacons e Altroconsumo

A sollevare i dubbi sulle possibili violazioni del Regolamento europeo per la privacy ci pensano Codacons e Altroconsumo che hanno in cantiere un esposto da presentare. «Questo apparentemente innocuo tormentone estivo rischia di nascondere un traffico, potenzialmente pericoloso, di dati sensibili - chiarisce Codacons, ed evidenzia che leggendo «il documento relativo al trattamento dei dati sorgano seri dubbi sull'utilizzo e sul rispetto della riservatezza degli utenti». Il pericolo è dovuto al fatto che, così, la casa sviluppatrice russa potrebbe usare le immagini per fini commerciali senza che nessuno possa accorgersene o fare Codacons ha inviato un esposto al Garante per la Privacy affinché venga aperta un'indagine sull'applicazione. C'è Altroconsumo che ha inviato una segnalazione al Garante della privacy per capire quali sono le responsabilità degli sviluppatori e dei singoli store. Perché è vero che «Lo sviluppatore russo ha avuto il merito di aver inventato un'app semplice e intuitiva che, al passo con i tempi accelerati dei social, consente un momento di svago agli utenti, senza necessariamente indurli a soffermarsi su cosa in realtà stiano dando in cambio di una foto ritoccata ad arte». E ancora «i profili poco chiari sono diversi, a cominciare dal tema della privacy. Scorrendo le condizioni di utilizzo dell'app - puntualizza Altroconsumo - una delle prime cose che salta all'occhio riguarda come sono state scritte: piuttosto fumose e poco chiare. Non risulta infatti evidente in che modo vengono trattate le immagini e i dati degli utenti o con quali altri soggetti oltre alla società russa Wireless Lab OOO vengano condivise. Per poter essere elaboratele immagini caricate finiscono sui server della società e qui vengono archiviate per un lasso di tempo non meglio definito, sta di fatto che la licenza concessa a FaceApp consente sostanzialmente all'applicazione di fare delle foto degli utenti quello che vuole. Parliamo infatti di una licenza che è "perpetua, irrevocabile, mondiale, cedibile e gratuita". Senza contare che non si fa alcun riferimento al Gdpr in tema di privacy». Da qui la decisione di rivolgersi al Garante per avere chiarezza.


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