Lo Stato rischia di pagare un conto molto salato per le richieste di risarcimento per l'irragionevole durata del processo ex legge Pinto

di Gabriella Lax - Con la Legge Pinto sono a rischio indennizzo 550mila cause. In parole povere lo Stato rischia di pagare un conto molto salato per le richieste di risarcimento per l'irragionevole durata del processo.

Indennizzi legge Pinto per 550mila cause

A tal proposito ecco le dichiarazioni del segretario generale dell'Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini al termine della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario presso il Consiglio Nazionale Forense, svoltasi a Roma, il 29 maggio scorso, alla presenza, tra gli altri, del Ministro della Giustizia.

Così come riportati sul sito dell'Anf, i dati vengono fuori inesorabilmente: «Nessuno ha mai spiegato e spiega - chiarisce Pansini - la relazione tra una riforma del codice di rito e il numero dei procedimenti pendenti, considerato che tutti sanno che il collo di bottiglia è rappresentato dalle cause pendenti dinanzi alle corti di Appello e alla Corte di Cassazione, mentre i giudici di pace e i tribunali ordinari riescono a far fronte alle cause iscritte annualmente, che le ADR e il contributo hanno inciso sulla domanda di giustizia e che la difficoltà vera è quella di smaltire i procedimenti a rischio Pinto in cassazione. I procedimenti civili pendenti al 31 dicembre 2018 dinanzi ai tribunali ordinari sono 1.567.587 e hanno ad oggetto gli affari contenziosi, le cause di lavoro, quelle di previdenza e assistenza, la volontaria giurisdizione e i procedimenti speciali sommari. Le cause civili pendenti dinanzi alle corti di appello sono 269.453, di cui 32.122 in materia di previdenza e assistenza. Questi - aggiunge Pansini - sono i numeri al 31 dicembre 2018, che, comprendendo anche i procedimenti a rischio indennizzo per la legge Pinto, emergono dalle statistiche per distretto di corte di appello pubblicate in 3 aprile scorso sul sito del Ministero della Giustizia».

Di 550mila cause, 369.436 riguardano cause davanti ai tribunali ordinari, 110.033 davanti alle corti d'appello e 75.206 dinanzi la Corte costituzionale.

Conclude Pansini: «È necessario prima conoscere il reale stato numerico dei procedimenti civili e, solo all'esito, valutare se l'intervento migliorativo debba riguardare le norme processuali o l'aspetto organizzativo degli uffici».


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Foto: 123rf.com
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