L'obiettivo è istituire un tavolo tecnico che possa consentire di adottare misure di effettiva applicazione delle previsioni sull'equo compenso già introdotte dalla legge di Bilancio 2018

di Gabriella Lax - Per l'equo compenso sta per essere costituito un tavolo tecnico tra Ordini e Ministero della Giustizia. A questa decisione si è arrivati grazie ad un accordo tra il sottosegretario al ministero della Giustizia Jacopo Morrone e i vertici dei consigli nazionali degli ordini e collegi professionali per l'attuazione delle norme sull'equo compenso.

Equo compenso: tavolo tecnico per effettiva applicazione

Ricordiamo che la disciplina prevede la nullità di ogni patto che stabilisca un compenso "non equo" per i liberi professionisti. Laddove per "equo" si intende il corrispettivo determinato nelle pattuizioni coi clienti, intendendo per tali le categorie delimitate dalle norme stesse, ed escludendo pertanto ogni rapporto coi clienti, persone fisiche e consumatori, quando risulti proporzionato alla quantità e alla qualità dell'opera svolta, ed al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, nonché conforme ai parametri previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro della giustizia adottato ai sensi dell'art. 13, comma 6 della l. n. 247/2012, ma limitatamente alla professione forense.

L'obiettivo è istituire un tavolo tecnico che possa consentire di adottare misure di effettiva applicazione delle previsioni sull'equo compenso già introdotte dalla legge di Bilancio 2018. Si è tenuto lo scorso 2 aprile l'incontro, al termine del quale Morrone ha preso l'impegno per l'istituzione, in tempi rapidi, di un tavolo tecnico per porre veramente in essere l'equo compenso, così come aveva previsto la legge due anni fa. La parola d'ordine è rafforzare l'istituto dell'equo compenso per estenderne l'efficacia a tutti i rapporti attualmente non inclusi: per questo saranno attivate nuove misure di monitoraggio sulla sua effettiva applicazione, sia in ambito pubblico sia in contesti privati.

A margine dell'incontro, il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani ha spiegato che «Una riflessione complessiva su equo compenso e parametri è sicuramente necessaria, e non più rinviabile - inoltre, ha aggiunto -bisogna avviare un ragionamento per estendere l'applicazione dell'equo compenso a tutte le attività professionali che abbiano un carattere di interesse pubblico».


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