Un'inchiesta fa i conti e giunge alla conclusione che il reddito di cittadinanza è meno conveniente per chi ha famiglia

di Annamaria Villafrate - Da sempre la famiglia è il luogo in cui si garantisce la sopravvivenza di tutti i suoi componenti, grazie al vincolo di solidarietà e affetto che la caratterizza. Tutto questo, fino a quando il reddito di cittadinanza non ha reso conveniente "separarsi", remando contro la famiglia unita. Da un'inchiesta di Italia Oggi emerge come il reddito di cittadinanza, a parità di condizioni, converrebbe a chi vive da solo, rispetto a chi fa parte di nuclei composti da due o tre persone in cui è solo un membro a lavorare e portare i soldi a casa. Discorso completamente diverso, naturalmente, se tutti i componenti hanno un'occupazione. In questo caso infatti è la "famiglia" ad avere la meglio sull'aiuto di Stato.

Reddito di cittadinanza: i dati

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Sono 650.000 le domande fatte dai cittadini per il reddito di cittadinanza. Un terzo si sono rivolti alle Poste o hanno fatto domanda online, i due terzi invece hanno scelto i Caf per fare richiesta.

Nel complesso sono state avanzate la metà delle domande rispetto a quelle che ci si attendeva. Molte sono state respinte. La Guardia di Finanza ha iniziato a fare controlli. Troppe le richieste di cambi residenza e le domande di separazione presentate da settembre 2018.

Reddito di cittadinanza: conviene separarsi o restare uniti?

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In effetti, come sostiene Italia Oggi "dividere la famiglia può essere molto conveniente", infatti, calcolatrice alla mano, un nucleo familiare composto da tre persone con un reddito annuo di 5000 euro all'anno, se resta unito, ha diritto fino a 9000 euro all'anno, mentre se si separa può ottenerne addirittura 23.000.

Dai calcoli risulta inoltre che chi vive da solo, a parità di reddito, contratto part-time, stipendio e costo per l'affitto riceve una quota superiore di RdC rispetto a una coppia (di cui uno dei due lavora), divario che aumenta ancora di più se nel nucleo famigliare sono presenti tre persone in cui, a lavorare è solo uno. La famiglia "vince" quindi sul reddito di cittadinanza solo se nei nuclei famigliari composti da due o tre persone, alle stesse condizioni degli esempi sopra riportati, tutti lavorano anche part-time.

Rischio truffa elevato

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A quanto pare il denaro fa gola, se si arriva persino a separare la famiglia pur di ottenere l'aiuto di Stato. Per evitare i rischi truffa, il decretone in attesa di conversione definitiva in Senato ha inserito diverse strette "antifurbetti".

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Questo però non è l'unico aspetto da considerare. C'è anche il problema del lavoro nero e degli stipendi così bassi da rendere più conveniente il licenziamento pur di aggiudicarsi il reddito di cittadinanza. Per non parlare poi dei centri per l'impiego, la cui efficienza non riuscirà comunque a colmare l'assenza di offerta lavorativa. I dubbi su questa misura sono tanti, alcuni probabilmente eccessivamente negativi, altri all'opposto perfino troppo entusiasti. C'è chi lo vede come il compenso per i voti che i Grillini vogliono aggiudicarsi alle Europee, c'è invece chi lo considera utile, ma sicuramente da correggere. Solo il tempo potrà dare le risposte a tutti questi interrogativi.


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