Nel corso di un incontro a porte chiuse con gli imprenditori lombardi di Confindustria il vicepremier Salvini lancia l'idea di un referendum sulla Tav

di Gabriella Lax - Tav sì, Tav no, un interrogativo che adesso, oltre a non trovare una soluzione, rischia di creare una profonda spaccatura nel governo gialloverde. A far sbottare il Movimento 5 Stelle sono state alcune dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini che, margine di un incontro a porte chiuse con gli imprenditori di Confindustria lombardi, ha lanciato l'idea di un referendum popolare per decidere sulla Tav.

Tav, Salvini lancia il referendum

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A scagliare la mela della discordia ci pensa Salvini: «Se dall'analisi costi benefici sulla Tav non dovessero arrivare risposte chiare una strada potrebbe essere quella del referendum. Aspettiamo il rapporto costi e benefici, ma se non si arrivasse a una decisione, chiedere ai cittadini cosa ne pensano penso che potrebbe essere una strada- e aggiunge - visto che riguarda soprattutto torinesi e piemontesi e gran parte della penisola italiana se non si arrivasse a una decisione chiedere ai cittadini cosa ne pensano, penso che possa essere una strada». Perché no dunque ad un referendum, il vicepremier non ci vede nulla di male considerato che «L'unica cosa che non può succedere - afferma - è che si vada avanti ancora per settimane o per mesi a discutere. I cantieri o si aprono o non si aprono, l'importante è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse si possono ascoltare i cittadini».

Tav, Di Maio: «Un ministro non può decidere di fare un referendum»

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Alla proposta estemporanea lanciata da Salvini risponde altrettanto rapidamente il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio: «Non è un ministro che può decidere di fare un referendum ma i cittadini delle comunità a richiederlo. Se lo chiedono chi siamo noi per opporci - evidenzia ancora - in questo momento stiamo facendo una ricognizione dei soldi spesi e di quelli che si devono spendere». Ma i 5 Stelle di Torino non sono d'accordo con la proposta del leader della Lega e vanno giù con toni più decisi: « Ci stupiscono le proposte dei leghisti su un possibile referendum sulla questione Tav. Evidentemente il ministro Salvini, che non si capisce neanche più che ruolo abbia, se di ministro degli Interni o dei Trasporti, ha già appurato che i risultati dell'analisi costi-benefici danno ragione alle migliaia di persone scese in piazza sabato scorso e cerca un escamotage, come la proposta di un referendum con 20 anni di ritardo. Faccia i conti con la realtà: la Tav va fermata a prescindere dalle promesse avanzate tra un caffè e l'altro». Duro anche Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte: «Il referendum sulla Tav non sia un alibi da parte del Governo per non assumersi la responsabilità di decidere, scaricando sui tecnici la scelta ed allungando i tempi. Decidano in tempi brevi, e se sarà no io per primo chiederò al Consiglio regionale di indire un referendum. Poi, se si vuole, potrà essere esteso ad altre regioni».

Che cos'è la Tav?

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Una via travagliata quella della Tav. La ferrovia Torino-Lione, pensata per i treni ad alta velocità, deriva da un progetto che ha origine nei primi anni Novanta e da oltre 20 anni al centro delle cronache e del dibattito politico. Un progetto che originariamente era tra i 14 prioritari europei nel settore dei trasporti.Un progetto mai realizzato che ha canalizzato su di sé una serie di critiche a causa del susseguirsi di interruzioni, revisioni, processi e manifestazioni contrarie. Il primo trattato per la realizzazione dell'opera viene sottoscritto il 29 gennaio tra Giuliano Amato e Jaques Chirac: nell'accordo i due governi si impegnavano a ultimare i lavori della parte comune italo-francese. Dell'8 dicembre 2005 una manifestazione con 30mila persone irrompe a Venaus smantellando il cantiere. Il governo è così costretto a sospendere il proseguimento dei lavori. Così, nel 2006 il governo Prodi istituisce un osservatorio tecnico che non serve a placare le polemiche dei No Tav. Dopo una serie di ridimensionamenti i lavori ripartono con un progetto del 2011. Proprio a Chiomonte le forze dell'ordine prendono possesso dell'area che dal 27 giugno del 2011 diventa cantiere. I lavori cominciano dopo l'approvazione del progetto definitivo. Il 30 gennaio 2012, forte dei suoi 28 articoli, c'è il documento sottoscritto dai due governi i e definisce diritto applicabile, struttura e funzioni del promotore pubblico, modalità degli appalti, ripartizione dei costi, misure di accompagnamento. Intanto, il 24 febbraio 2016 questo stesso accordo viene integrato da un protocollo addizionale che conferma l'avvenuta certificazione dei costi, stabilisce la realizzazione per lotti costruttivi e perfeziona il regolamento dei contratti con impegno di adozione di regole antimafia applicabili anche nei cantieri francesi.


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