All'esame della commissione affari costituzionali della Camera il disegno di legge che prevede multe per chi indossa burqa e niqab e carcere per chi costringe le donne

di Gabriella Lax - Arrivata al governo la Lega ci riprova e presenta un disegno di legge per vietare il velo islamico nei luoghi pubblici. Dall'inizio di un percorso avviato due legislature fa, il ddl (sotto allegato) che prevede multe fino a 2mila euro per chi indossa il velo e carcere per chi obbliga le donne, approda ora alla commissione Affari costituzionali alla Camera per l'esame.

Lotta al velo islamico, le proposte nelle ultime due legislature

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Il primo provvedimento presentato da Souad Sbai, deputata del Pdl, sostenuta dagli alleati della Lega, nell'agosto del 2011 ricevette approvazione da parte della Camera. In quel caso erano stabilite delle sanzioni per vietare burqa e niqab in luoghi pubblici. L'iter si arrestò fino al 2013 quando, Nicola Molteni, attuale sottosegretario, presentò un nuovo disegno di legge che, oltre alle sanzioni per chi indossava il velo prevedeva procedimenti penali per chi costringeva altri a coprirsi il volto. Fu un buco nell'acqua. Senza successo altre proposte, in ultimo Roberto Calderoli nel 2017. All'inizio della legislatura (prima di essere nominato sottosegretario) ci riprova Molteni, con un modello che ricalca quello francese.

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Si tratta di un disegno di legge che, recita il testo vuole «introdurre nel nostro ordinamento giuridico un divieto esplicito a indossare in luogo pubblico o aperto al pubblico, indumenti atti a celare il volto, non soltanto per motivi di ordine pubblico e sicurezza, ma anche come nel caso del burqa e del niqab, in quanto considerati atteggiamenti inconciliabili con i princìpi fondamentali della Costituzione, primo fra tutti il rispetto della dignità della donna».

A spingere verso l'adozione del provvedimento legislativo, secondo i promotori, tre fattori: da un lato esigenze di ordine e sicurezza pubblica per evitare che le decisioni sull'uso del burqa siano lasciate all'interpretazione di magistrati e forze dell'ordine. In secondo luogo, in campo europeo, «l'adozione di una legge identica a quella francese da parte del Parlamento italiano rafforzerebbe in sede europea la posizione di entrambi i Paesi». Infine si tratterebbe di una difesa delle donne costrette a celare il proprio volto: «le norme proposte sottendono il fondamentale principio per cui non è accettabile nella nostra cultura e secondo i valori sanciti dalla Costituzione e dal Trattato di Lisbona il fatto che la donna possa essere, in qualsiasi modo, indotta a comportamenti e ad abbigliamenti che la pongono in palese stato di sottomissione e discriminazione».

Divieto velo islamico, multe e carcere per chi costringe

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Il disegno di legge si può dividere in due parti: la prima parte riguarda le multe previste per chi indossa «indumenti o accessori di qualsiasi tipo, compresi quelli di origine etnica e culturale, quali il burqa e il niqab».

Multe per chi indossa burqa e niqab

Nel caso in cui si tratti di un fatto «di lieve entità e non - risulti - commesso in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, si applica la pena dell'ammenda da 1.000 a 2.000 euro».

Reato di costrizione occultamento del volto

La seconda parte invece mira ad introdurre il nuovo reato di "Costrizione all'occultamento del volto" nel codice penale, attraverso l'art. 612-ter, subito dopo lo stalking, punendo, «salvo che il fatto costituisca più grave reato - con - la reclusione da uno a due anni e con la multa da euro 10.000 a euro 30.000, chiunque costringa taluno all'occultamento del volto con violenza, minaccia o abuso di autorità ovvero in modo da cagionargli un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare nella persona un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto».

La pena aumenta «della metà se il fatto è commesso a danno di minore o di una donna o di persona disabile».

Infine la condanna in via definitiva per tale reato «preclude l'acquisto della cittadinanza».

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Foto: 123rf.com
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