Breve guida alle previsioni della futura "pace fiscale" che propone la riduzione del debito applicando tre aliquote percentuali e un accordo Stato-contribuente

di Annamaria Villafrate - Il primo Ministro Conte promette che la pace fiscale si farà. Certo occorre tempo, ma questa misura, grazie alla riduzione del debito, aiuterà sicuramente cittadini e piccoli imprenditori. Salvini aveva anticipato una percentuale del 15% per estinguere la posizione debitoria dei piccoli contribuenti. In questi giorni però il sottosegretario all'economia Massimo Bitonci parla di 3 aliquote diverse (6, 15 e 25%) da applicare a diversi scaglioni di debito. Naturalmente, per creare un rapporto di fiducia più diretto tra contribuente e Fisco si terrà conto dell'importo del debito, della sua durata e delle condizioni di reddito del debitore. Un'altra misura che potrebbe essere messa in campo è la voluntary disclosure per far emergere denaro e valori dall'estero o nascosti nelle cassette di sicurezza. Misure d'incentivazione infine per chi procede al ravvedimento operoso o per chi acconsente all'accertamento fiscale della Guardia di Finanza. Il tutto, che dovrebbe confluire nella prossima manovra, è tuttavia ancora in fase embrionale.

Pace fiscale: l'idea di Salvini

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Nella mente di Salvini la pace fiscale non ha nulla a che fare con un condono. Il suo obiettivo è diverso: alleggerire gli italiani con debiti sotto i 100.000 euro dall'oppressione di Equitalia, attraverso un accordo che prevede il pagamento del 15% dell'importo dovuto. Insomma meglio pochi, maledetti e subito, che mai. In questo modo lo Stato incassa e il contribuente può tornare alla sua vita, alleggerito dalla spada di Damocle del Fisco.

Pace fiscale: non sarà un condono

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Dopo le dichiarazioni di Salvini degli ultimi mesi però i giochi sulla pace fiscale sono ancora aperti, solo idee e studi. Il modello più accreditato tenderebbe a riprodurre il concordato del 2002, fondato su una misura a cui ricorrere una tantum e una decisamente strutturale. Con la prima si vuole dare la possibilità di mettere la parola fine a più tributi, comprese sanzioni e multe (escluse Iva e previdenza). Con la seconda invece si vuole rafforzare l'accertamento con adesione, per ampliare i poteri dei funzionari nel momento in cui devono fare i conti con l'impossibilità oggettiva e documentata di estinguere il debito con l'Agenzia delle Entrate.

Pace fiscale: parametri e aliquote

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La pace fiscale pensata dal Governo non riguarda i grandi evasori. Il proposito infatti è di aiutare i cittadini e le piccole realtà imprenditoriali, che rappresentano la stragrande maggioranza dell'imprenditoria italiana. I parametri di riferimento su cui ragionare sono: il reddito del debitore, da quanti anni è in debito con il Fisco e l'importo della pendenza.

Valutati questi e altri parametri, ancora da valutare, si potrà, con alcuni debitori, procedere alla chiusura del debito grazie a un accordo. Per il nuovo Governo infatti è fondamentale creare un rapporto più ravvicinato e diretto tra lo Stato e il contribuente.

Per quanto riguarda le aliquote da applicare al debito per favorirne l'estinzione, si pensa che potrebbero essere quelle proposte dal consigliere Armando Siri del 6%, 10% e 25% con un tetto di un milione di euro, con scaglioni ancora da definire.

Infine, potrebbero essere previsti sconti su sanzioni e interessi dovuti per chi aderisce all'accertamento della Guardia di Finanza.

Voluntary disclosure: cos'è?

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Ancora una bozza anche l'idea di far aprire volontariamente cassette di sicurezza per far emergere denaro contante e valori. Provvedimento che potrebbe consentire, come in Francia, di ottenere entrate complementari nelle casse dello Stato, grazie al il rientro di capitali non denunciati o detenuti all'estero. In questo caso però si dovrà pensare anche a una misura che renda vantaggioso per il contribuente autodenunciare queste somme.

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Foto: 123rf.com
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