In attesa del sì definitivo della Camera, il decreto Milleproroghe rinvia per altri due anni l'entrata in vigore delle nuove norme riguardanti l'esame di abilitazione alla professione forense
di Lucia Izzo - L'esame di abilitazione alla professione forense potrà continuare a svolgersi per altri due anni con l'ausilio dei codici annotati con la giurisprudenza.
Lo slittamento delle nuove disposizioni riguardanti l'esame di Stato per gli aspiranti avvocati è stato deciso del Senato lo scorso 3 agosto 2018 riunitosi per la conversione in legge del c.d. Decreto Milleproroghe (Decreto Legge n. 91/2018).
Palazzo Madama ha così approvato l'emendamento riguardante l'esame di abilitazione alla professione forense, prorogando per altri due anni l'entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia di esame di Stato che avrebbero dovuto, in mancanza, applicarsi già a partire dalla sessione 2018-2019. Ancora, le nuove norme avrebbero reso obbligatoria la frequenza delle scuole forense da settembre.
Per l'ufficialità, tuttavia, dovrà attendersi l'intervento della Camera: il testo, approvato in prima lettura dal Senato (con 114 sì, 110 no e 10 astenuti), passa ora alle commissioni di Montecitorio con l'auspicio di sottoporlo all'Aula già tra l'11 e il 12 settembre.

Esame avvocati: altri due anni con i codici annotati

L'emendamento, nel dettaglio, va a modificare l'art. 49, comma 1, della legge n. 247/2012 (Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense) sostituendo la parola cinque con la parola "sette": per l'effetto, l'applicazione delle nuove regole slitta a sette anni dall'entrata in vigore della medesima legge n. 247.
Sia per la sessione di quest'anno che per quella del prossimo, in sostanza, gli aspiranti avvocati potranno continuare a utilizzare i codici annotati con la giurisprudenza nel corso delle prove scritte che, si rammenta, si sostanziano nella redazione di due pareri (uno in materia civile e uno in materia penale) e nella redazione di un atto (a scelta in diritto civile, penale o amministrativo).

Milleproroghe: le altre novità

Tra le altre novità introdotte dal decreto, particolare attenzione e dibattito ha scatenato l'emendamento che proroga di un anno l'obbligo di certificazione vaccinale per i bambini iscritti a nidi e scuole materne: in tal modo, le sanzioni per chi viola l'obbligo si applicheranno dal 2019-2020. Tuttavia, in attesa della conversione definitiva, le famiglie che a inizio anno scolastico iscriveranno i figli ai primi di settembre saranno ancora tenuti a presentare l'autocertificazione.
Viene, inoltre, differita al 1° aprile 2019 l'entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni voluta dall'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, materia che il nuovo Governo prospetta di modificare integralmente.
Il provvedimento sposta anche dal 28 al 26 febbraio di ogni anno la scadenza annuale entro la quale i notai sono tenuti a pagare il contributo assicurativo per la responsabilità civile; gli agenti di commercio, invece, vedono riaperti fino al 31 dicembre i termini per iscrivere o aggiornare la propria posizione al registro delle imprese.

Come già preannunciato dal ministro Alberto Bonisoli, sarà confermato anche per l'intero 2018 il c.d. bonus cultura per i 18enni. La liberalizzazione del mercato di gas ed energia, invece, slitta dal 1° luglio 2019 al 1° luglio 2020. I proprietari di specie esotiche considerate "invasive", invece, avranno tempo per denunciarne il possesso fino al 31 agosto 2019.
Al prossimo anno slittano anche le nuove imposte su sigarette elettroniche, pezzi di ricambio e liquidi e viene rinviata anche al gennaio 2019 l'obbligo di ricetta elettronica per i veterinari. Il testo ha anche accorpato al 31 ottobre 2018 il voto per le elezioni provinciali che si svolgeranno in autunno.
Saranno, inoltre, spostati al 1° gennaio 2020 i termini di sospensione del pagamento delle bollette luce, gas e telefonia, nonché dei bolli assicurativi, per le popolazioni dei territori colpiti dal terremoto (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria).
Dopo l'approvazione della "versione estiva", la parola passa oltre alla Camera che, presumibilmente, non mancherà di "mettere mano" a diversi degli emendamenti approvati.

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