Secondo un'indagine della Lav, a otto anni dalla legge che obbliga al soccorso degli animali in caso di incidente, mancano le ambulanze. La richiesta è di un numero unico naionale per le emergenze

di Gabriella Lax - In Italia il servizio di soccorso agli animali viene svolto prevalentemente con altri mezzi e non con ambulanze veterinarie. Gli enti locali dunque, nonostante il richiamo del ministero della Salute ormai di otto anni fa, non dispongono di ambulanze veterinarie in proprio ma in gran parte ricorrono a quelle private di associazioni o di medici veterinari.

Indagine Lav su soccorso stradale agli animali

Questi i dati rilevati da una indagine della Lav, e riportati sul sito. A otto anni dalla legge che, nel nostro Paese, obbliga al soccorso degli animali in caso di incidente, riconoscendo il ruolo di ambulanze dedicate, Asl e Comuni si sono attrezzati in proprio con meno di 50 mezzi e una sola ambulanza veterinaria; si ricorre all'ausilio di mezzi di terzi e persistono grandi differenze da una parte all'altra del Paese.

Nel luglio 2010, dopo l'approvazione della legge, il ministero della Salute con una nota indirizzata ai Servizi Veterinari Regionali e ai Comuni, aveva richiamato la necessità di assicurare il servizio di reperibilità e pronto soccorso da parte delle amministrazioni competenti. La Lav, nel suo report, ha interpellato, nel 2017, 32 concessionari autostradali, 106 servizi veterinari pubblici e 30 Comuni capoluogo, oltre ai dati raccolti attraverso le sedi stesse dell'associazione.

E' risultato che il servizio pubblico diretto è limitato alla disponibilità di una sola ambulanza veterinaria (in possesso dell'ULSS 2 Marca Trevigiana - Asolo), mentre il ricorso ad "altri mezzi" di soccorso è di 44 unità. Spiccano la ASL di Taranto (6 mezzi), la ASL 2 Liguria (4 mezzi), le ATS di Insubria, Brescia e di Pavia (3 mezzi).

Per quanto riguarda invece il servizio pubblico tramite convenzioni con terzi: risulta il servizio di soccorso stradale prevalente per gli animali, con disponibilità di 24 ambulanze e di 83 "altri mezzi" da parte di terzi (associazioni, Croce Rossa/Gialla/Bianca, veterinari). La Asl di Caserta e di Roma 2 svolgono il servizio con 3 ambulanze tramite ditte convenzionate, e sia ASL di Asti sia Catania lo svolgono con terzi che dispongono di due ambulanze ciascuno. La AAS 2 Bassa Friulana Isontina si avvale di convenzioni esterne con disponibilità di 4 mezzi ciascuna, Modena si avvale di 6 altri mezzi, ULSS 1 Dolomiti si avvale di 3 mezzi, mentre l'Azienda sanitaria di Asti (9 mezzi), ASL Foggia (più di 20 mezzi).

Dei 32 concessionari autostradali interpellati solo 7 hanno risposto: tra loro, Autostrada Asti-Cuneo Spa ha stipulato una convenzione e può contare su 4 ambulanze e tre auto medicali, l'Autostrada dei Fiori Tronco A 10 Savona-Ventimiglia (confine francese) sempre tramite convenzione può contare su due ambulanze veterinarie. Gli altri concessionari si avvalgono invece dell'ex Corpo Forestale dello Stato o dei Servizi veterinari pubblici. Sull'Autostrada A4 Brescia-Padova nel 2016 sono stati svolti 300 interventi di soccorso. Sull'autostrada Direzione 1 tronco Genova sono stati svolti 34 interventi di soccorso animale.

Lav, istituire un numero unico nazionale per il soccorso stradale degli animali

Considerata la mancata applicazione della normativa e le difficoltà ad applicarla, parte l'appello della Lav per l'istituzione di un numero unico per il soccorso stradale degli animali. L'associazione animalista fa un appello «alla Ministra della Salute Grillo e ai Presidenti delle Regioni per l'attivazione di un numero telefonico unico nazionale di soccorso veterinario, collegabile al 118, per uniformare le procedure di accesso al servizio e favorire i cittadini nel chiedere un intervento tempestivo. Dall'analisi effettuata, infatti, emerge la difformità con cui sul territorio nazionale si attiva il Servizio di soccorso che nella maggior parte dei casi non avviene per chiamata diretta del cittadino, ma è mediato dalle Forze di Polizia che attivano coloro che sono preposti al soccorso, una procedura che soprattutto nelle situazioni più gravi può non favorire un effettivo pronto intervento».


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