Per il ministro ai Beni culturali Alberto Bonisoli da settembre basta agli ingressi gratuiti al museo ogni prima domenica del mese. Ma, puntualizza «la scelta spetta ai direttori» e la gratuità potrebbe essere aumentata
di Gabriella Lax - Basta alle domeniche gratis nei musei italiani. L'annuncio arriva dal ministro ai Beni culturali Alberto Bonisoli che testualmente afferma: «Dopo l'estate le domeniche gratuite nei musei non saranno più obbligatorie ma i direttori potranno decidere se tenerli aperti oppure no». Era stato l'ex ministro, Dario Franceschini ad inaugurare la stagione dei musei e dei siti archeologici aperti gratuitamente nella prima domenica del mese, lanciando l'hashtag #domenicalmuseo.

Ministro Bonisoli: «Stop alle domeniche gratis nei musei»

Sul tema Bonisoli puntualizza «l'iniziativa andava bene come lancio pubblicitario, ma proseguire significa andare in una direzione che non piace a nessuno». Attualmente le domeniche gratuite non tengono conto né della stagionalità, né dell'afflusso nelle diverse aree geografiche, nei luoghi differenti.

Secondo il ministro ai beni culturali la libertà massima spetta ai direttori, capaci, caso per caso e museo per museo, di stabilire se è il momento di pensare ad ingressi gratis la domenica.

«Se vogliono mettere una domenica gratuita non c'è niente di male, ma quando c'è l'obbligo a farla non va bene - puntualizza, ricordando che simili iniziative potrebbero essere utili nei periodi di minor flusso turistico. Ma la prima domenica del mese proprio "no". Si pensi alla «prima domenica di agosto, con migliaia di stranieri che arrivano e pensano di entrare gratis - afferma Bonisoli - non avete idea dei commenti che sento a livello internazionale. Non capiscono questa strategia e non l'apprezzano». Secondo il ministro insomma il rischio è che il ricchissimo patrimonio nazionale possa essere svalutato.

L'ex ministro Franceschini: «Avevamo fatto riavvicinare i cittadini ai musei delle loro città»

E Franceschini ha espresso il suo dissenso dalle pagine di Facebook, ricordando come, in questi anni, «Le prime domeniche del mese hanno trainato l'aumento dei visitatori a pagamento, hanno avvicinato i cittadini ai musei delle loro città, hanno convinto comuni e privati a uniformarsi all'iniziativa coi loro musei». Ed ha proseguito «Le domeniche gratuite non sono una cosa che riguarda me ma un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall'estate del 2014 ad oggi, centinaia di migliaia da Sud a Nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti, gran parte dei quali ha provato la gioia di poterlo fare senza gravare su un bilancio familiare difficile e pieno di cose da sacrificare».

Niente domeniche ma gratuità musei sarà aumentata

Non tarda ad arrivare la replica alle polemiche da parte del ministro Bonisoli che ieri dal sito istituzionale ha fatto sapere: "sono molto stupito dal livello di distrazione dei tanti deputati e senatori che hanno potuto ascoltare l'intenzione di cambiare le politiche di accesso gratuito nei musei dalla mia viva voce, quando ho illustrato alle commissioni cultura le linee programmatiche del mio mandato. Forse si tratta di un segno dei tempi: nessuna reazione allora quando ci siamo confrontati di persona, un profluvio di voci critiche oggi di fronte a un semplice annuncio. Io sono abituato a sentire le diverse opinioni e poi a dire quello che penso. Ho ascoltato i direttori esprimersi riguardo le domeniche gratuite, registrando un'opinione unanime sulla necessità di superarle".

Per questo motivo, ha assicurato, "ci stiamo orientando nella decisione di andare oltre le domeniche gratuite, che di fatto verranno abolite. I direttori avranno maggiore libertà di decidere dove e quando introdurre delle gratuità e ciò potrebbe avvenire in maggior misura di quanto successo in passato, ma in modo intelligente. Le domeniche gratuite non tengono conto né della stagionalità, né dell'afflusso nelle diverse aree geografiche. Un sistema che tratta allo stesso modo situazioni differenti e che è stato criticato dagli stessi direttori dei musei".


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