E' vero che attorno al fenomeno delle migrazioni ci sono Ong che finanziano con il microcredito i viaggi della speranza di intere famiglie? Secondo la studiosa Ilaria Befarini esiste un vero e proprio business

di Annamaria Villafrate - Si sente continuamente parlare di Ong quando le loro navi salvano in mare centinaia di migranti disperati. Decisamente meno quando si parla di microcredito erogato dalle Ong ai migranti per farli espatriare. Un vero e proprio business, secondo Ilaria Befarini, che da anni studia il collegamento tra microcredito e flussi migratori e ne parla suo "Blog di una bocconiana redenta". Questo in sostanza quello che accade secondo la Befarini: le Ong finanziano il viaggio, poi se va male, sempre le Ong salvano i migranti in mare, guadagnando prima e dopo, attraverso la restituzione del prestito.

Ma come funzionano i "migration loans" e quali sono le conseguenze di questo fenomeno?

Migrazione e microcredito: un legame diretto

Il legame più noto tra migrazione e Ong fino ad oggi riguarda il salvataggio in mare di quanti, in cerca di fortuna o in fuga dalla guerra, affrontano viaggi disperati a bordo di vere e proprie "carrette". Pochi però sanno che le Ong, ossia le "organizzazioni non governative", che "dovrebbero" svolgere attività "senza fini di lucro" erogano ai migranti prestiti in denaro per espatriare. Insomma ci sono le Ong che incoraggiano i trasferimenti in Occidente, sede del capitalismo più becero, ma anche terra promessa in cui cercare lavoro e poi ci sono le Ong che salvano i migranti dalle acque perché nessuno lo vuole fare.

Di questo contraddittorio fenomeno che riguarda le Ong si occupa la Dott.ssa Ilaria Befarini, che dopo aver analizzato lo studio della sociologa Maryann Bylander realizzato in Cambogia, giunge alla conclusione che esiste "una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l'estero."

Questo collegamento però non riguarda solo la Cambogia, ma anche il Bangradesh e altri paesi. L'Ong BRAC (Bangladesh Rural Advancement Commitee) è l'esponente di punta dei "migration loans", ossia "dei prestiti per la migrazione". Come chiarisce la Befarini nel suo articolo "Microcredito e migrazioni di massa: la finanziarizzazione della disperazione" basta visitare la pagina del sito della BRAC dedicato ai programmi della microfinanza per leggere la pubblicità del servizio "Prestiti per famiglie migranti".

Microcredito per migranti: come funziona?

Detto questo, come funziona il microcredito erogato ai migranti dalle Ong? Ce lo dice la Befarini, dopo attenti studi ed analisi. Innanzitutto occorre dire che le Ong, le cui sedi si trovano in genere in Europa o negli Stati Uniti, operano in realtà anche nei paesi d'origine da cui partono i flussi migratori. Da queste organizzazioni, singoli o intere famiglie ricevono un "prestito di rimessa" di qualche migliaia di euro per pagare gli scafisti che organizzano il viaggio. Giunti nel paese di destinazione, sempre che arrivino vivi, non appena iniziano a guadagnare, devono restituire il prestito, inviando il denaro ai familiari rimasti, che devono rifondere materialmente le rate alla Ong. Il tutto con la finalità, a detta dell'organizzazione no profit, d'incentivare l'economia locale grazie agli interessi maturati sulle rate del prestito. Peccato che la realtà sia ben diversa. Nei paesi in cui viene praticata questa forma di finanziamento infatti i suicidi e la vendita di organi causati dall'impossibilità di restituire le rate, sono in costante aumento. Gli unici che da tutto questo hanno un ritorno sono infatti le Ong e le agenzie di recupero credito, visto che il denaro inviato di fatto non viene restituito alle Ong perché nella maggior parte dei casi è l'unica fonte di entrata che garantisce la sopravvivenza dei familiari che lo ricevono.



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