L'associazione non profit "Tra me", Trasparenza e merito, fondata da un gruppo di studio per combattere il malcostume accademico del "baronaggio" e l'irregolarità nei concorsi
di Redazione - Si chiama "Tra me", ossia "Trasparenza e merito. L'Università che vogliamo" l'associazione non-profit fondata a Roma da un gruppo di studiosi per combattere il malcostume accademico del "baronaggio" e dire basta alle irregolarità nei concorsi. "Siamo consapevoli che si tratta di una battaglia impari, perchè ci stiamo scontrando con dei poteri così forti che è difficile spuntarla. Ci sentiamo come Davide e Golia, dove però spesso è Golia ad avere la meglio, ma non molliamo...'. Così il portavoce, Giambattista Scirè, classe '75, siciliano di Vittoria e ricercatore universitario "precario" di Storia contemporanea, racconta l'obiettivo di Tra me ad Adnkronos.

L'associazione, partita in 11 ed oggi con oltre 170 iscritti, tra ricercatori e docenti, ha il fine, appunto, di "provare a frenare il 'malcostume accademico' e riformare il sistema di reclutamento universitario, ormai contaminato da procedure illegali". La 'vera novità - assicura il portavoce - è far conoscere all'opinione pubblica le violazioni della legge e gli abusi".

Da qui l'invito a tutti, partecipanti e candidati a vincere l'omertà e la paura di veder penalizzata la propria carriera a fare "pubblica censura e - condannare i - casi di malagestione dei concorsi, a tutela della ricerca e dei suoi protagonisti'.

Su questo fronte, spiega Scirè, la "riforma Gelmini del 2010, per alcuni versi, è stata positiva, perchè è stato sicuramente più facile fare ricorsi e individuare i vizi formali nell'operato delle commissioni di concorso, ma più in generale, le cose sono peggiorate, soprattutto con l'introduzione della figura del ricercatore a tempo determinato, che ha fatto crescere le persone in 'stand by', aumentando di conseguenza la bellicosità tra gli aspiranti candidati, visto che i pochi posti banditi sono diventati ambitissimi".

Dal "baronaggio classico, delle scuole accademiche si è passati - infatti continua- al più recente baronaggio del nuovo millennio, quello 'tecno-bibliometrico': ovvero il procedimento dell'abilitazione scientifica, una sorta di patente per accedere agli scorrimenti di carriera a i bandi di concorso, che di fatto comporta una specie di regolamento di conti".

L'associazione promette di essere un punto di riferimento e di ascolto per chiunque subisca ingiustizie e per chi decide di intraprendere una lotta contro "privilegi e impunità dei baroni'. La nostra, rincara Scirè, "è una battaglia nell'interesse della parte buona dell'università che svolge correttamente e onestamente il proprio lavoro. Negli atenei sono tanti quelli che fanno il loro dovere, ma per colpa di pochi viene infangato il nome dell'istituzione". L'associazione dal canto suo offre "supporto logistico-organizzativo", tramite "pressione mediatica a chi non vede riconosciuti i propri diritti", oltre, ove necessario, a creare "il contatto giusto con gli avvocati esperti in materia per una consulenza-assistenza legale' e nei casi "particolarmente rappresentativi di palesi e ripetute irregolarità", anche "un supporto legale per suggerire le meno dispendiose e più efficaci iniziative da intraprendere per la risoluzione del contenzioso con l'ateneo, promuovendo, se serve, il crowdfunding".


In evidenza oggi: