L'appello dei giovani avvocati sul rischio dei cacciatori di ambulanze e sul dovere di corretta informazione e divieto di accaparramento di clientela

di Redazione - Quella dei "cacciatori di ambulanze" (1) è "un'ignobile pratica che affligge la nostra professione da sempre - ed è - sconcertante, per la sua ovvia prevedibilità, scoprire che tale pratica (illecita) ha trovato, nell'attuale struttura di comunicazione sociale, un strumento di rapida e capillare diffusione". È quanto denuncia l'Associazione dei giovani avvocati, in una nota a firma del responsabile nazionale deontologia, Piefernando Panetta, lanciando un appello e insieme un monito contro tale pratica.

Aiga: stop ai cacciatori di ambulanze

Il 25 gennaio 2018 - scrive l'associazione - "ha segnato la vita di tanti uomini e donne: morire (o rischiare di morire) mentre si è diretti a lavoro, a scuola o altrove è difficile da poter accettare. La superficialità di alcuni che ha colpito la vita e le sorti di tanti ignari passeggeri, ha ferito anche la dignità dell'avvocatura, laddove l'uso esasperato dei social si è rivelato uno strumento più adatto a dare sfogo all'egoismo umano che a favorire il sentimento d'umanità". Da qui, "l'infelice uscita mediatica di uno studio veneto deve essere solo un pretesto, anzi un'occasione, per affrontare una vicenda grave che descrive un fenomeno tutt'altro che sconosciuto alla professione forense".

Avvocati: i divieti del codice deontologico

Il cacciatore di ambulanze, denuncia ancora l'Aiga, "non insegue più (o non solo) le vittime in ospedale, ma le intercetta sui social: distribuire bigliettini da visita in una corsia d'ospedale, non è una pratica distante dal pubblicare un "post" sui social rivolto alle vittime di un qualsiasi evento mediatico".

Il codice deontologico, ricordano i giovani avvocati, vieta all'avvocato, l'accaparramento della clientela, "perché contrario al decoro e alla dignità della professione". Divieto che riguarda "offrire prestazioni al domicilio degli utenti, nei luoghi di lavoro e di riposo o di svago e, in generale, in luoghi pubblici o aperti al pubblico". Tuttavia, la realtà "racconta che i social network sono un luogo (virtuale) aperto al pubblico, nel quale, è decisamente più arduo, rispetto a quelli fisici, vigilare e reprimere le condotte illecite".

Sempre il codice, vieta l'offerta professionale "non richiesta, rivolta a persona determinata (o indeterminata) per uno specifico affare - l'avvocato infatti si legge nella nota - non deve "rincorrere" mandati professionali né "disturbare" la collettività con prestazioni professionali personalizzate non richieste".

è sottile, perciò, la linea che demarca "il confine tra l'accaparramento della clientela e la corretta informazione pubblicitaria: la relazione illustrativa al nuovo codice deontologico parla di 'diretta saldatura'".

All'avvocato è consentito dal codice, spiegano ancora dall'Aiga, "fornire informazioni sulla propria attività professionale, a garanzia dell'affidamento della collettività (art. 17) e con forme e con modalità di diffusione che rispettino il decoro e la dignità professionale (art. 35)". Ma ecco che nei confronti "di un uso distorto di tale principio di libertà deve levarsi unanime la convinta reazione dell'avvocatura, specie di quella giovane". Sono i giovani professionisti infatti ad attingere e a nutrirsi quotidianamente "delle informazioni provenienti dall'infinita galassia del web, di cui sono protagonisti indiscussi: tante delle distorsioni della nostra professione si consumano sul web".

La vicenda e l'auspicio dell'Aiga

Nel caso che ha spopolato sui social, questa volta, "la frenetica ambizione di arrivare primi, di intercettare la vena aurifera, di fiutare la preda, si è scontrata, per fortuna, con la condanna unanime della collettività e con l'indignazione di una intera categoria professionale" rileva l'associazione. L'auspicio è che l'avvocatura riconquisti "la fiducia della collettività e - ristabilisca - nel sentire comune, il ruolo sociale svolto dall'avvocato: uno strumento per perseguire tale indefettibile obiettivo è quello di conoscere le regole deontiche e di pretenderne, in modo serio e convinto, il rispetto".

(1) Definizione utilizzata dal Consiglio dell'Ordine della Florida e richiamata a pag. 254-255 del "Il Nuovo codice deontologico Forense/Il Commentario" di Remo Danovi/Giuffrè editore

Normal 0 14 false false false IT JA X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:Calibri; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US;}


Foto: 123rf.com
In evidenza oggi: