Le dichiarazioni del procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, sull'azione disciplinare nei confronti dei magistrati che sbagliano

di Gabriella Lax - Un vuoto normativo alla base della impossibilità di sanzionare il magistrato che parla troppo sui social. Dal pubblico ministero che commenta su Facebook l'avvenenza di un noto attore coinvolto in un'indagine condotta dalla stessa, fino al magistrato che, sempre su Facebook, aveva diffamato l'ex sindaco capitolino Ignazio Marino.

A raccontare i fatti il Sole 24 Ore, che riporta le parole del procuratore generale della Corte di cassazione, Riccardo Fuzio, il quale nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario, ha fatto riferimento all'azione disciplinare nei confronti di magistrati che sbagliano. Chiarisce Fuzio come tante condotte che mal depongono per l'immagine della magistratura, balzate agli onori di cronaca in qualche caso, «sfuggono a qualsiasi sindacato disciplinare».

Magistratura, illeciti contestati, il confronto tra 2016 e 2017

I dati del 2017 evidenziano che sono state esercitate 149 azioni disciplinari (156 nel 2016), di cui: 58 per iniziativa del Ministro della giustizia (in calo del 22,7% rispetto al 2016, in cui erano 75); 91 per iniziativa del Procuratore generale (erano 80 nel 2016, in aumento quindi del 13,8%).

Nel 2017, il numero totale di illeciti contestati cala, passando da 268 a 246,rispetto al valore di picco del 2016, come si vede a causa del più moderato numero di azioni disciplinari richieste da parte del Ministro. Il 47,6% delle incolpazioni riguarda violazioni del dovere della correttezza, il 38,6% della diligenza. Il comportamento al di fuori dell'attività giudiziaria rappresenta il restante 13,8%, più del doppio rispetto a quelle rilevate nel 2016.

Magistrato che "parla troppo" non sanzionabile per vuoto normativo

Parte integrante sotto la lente dell'accusa le esternazioni di magistrati, soprattutto pubblici ministeri, sui social e non solo. Persino le ipotesi di illeciti extra funzionali di cui al decreto legislativo 109/2006 non danno la possibilità di giungere ad un «equilibrio tra la tutela della libertà di espressione del magistrato come cittadino e il suo ruolo istituzionale». Le risultanze sono il vuoto normativo che rischia di far venir meno l'imparzialità del magistrato: rispetto a dichiarazioni dal contenuto politico ed esternazioni autopromozionali che sostengono pubblicamente le ragioni e la bontà delle indagini di cui il magistrato è assegnatario. Seppur da bacchettare dal punto di vista deontologico, queste ipotesi non costituiscono un illecito tipizzato.


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