La commissione europea chiederà nuove misure per migliorare qualità e diffusione acqua pubblica per ridurre le bottiglie di plastica e far bere più acqua dal rubinetto

di Gabriella Lax - Basta acqua dalle bottiglie in plastica, meglio l'acqua dal rubinetto. La Commissione europea chiederà nuove misure per migliorare diffusione e qualità dell'acqua pubblica.

In cantiere una nuova direttiva per la riduzione del numero di bottiglie in plastica e una maggiore fiducia dei cittadini nell'acqua di rubinetto, grazie al miglioramento della qualità con nuovi criteri di sicurezza.

Meno bottiglie in plastica, migliore la qualità dell'acqua

La direttiva dovrebbe spingere i governi ad aumentare il numero e la qualità delle fontane pubbliche e sostenere i ristoranti affinchè possano offrire gratuitamente acqua di rubinetto e richiedere standard più alti ai fornitori. L'Italia è al primo posto in Europa per consumo pro-capite di acqua (ndr uso non solo alimentare): 243 litri al giorno, con la media dell'Unione di 120 litri. Secondo l'Istat le famiglie in media spendono 10 euro al mese per comprare l'acqua in bottiglia e ancora, una famiglia su tre non si fida dell'acqua di rubinetto.

Proprio questo è il punto chiave: aumentare la fiducia dei cittadini nella qualità del prezioso liquido.

La Commissione punta a far sì che ogni cittadino possa accedere facilmente a informazioni chiare e aggiornate sulla qualità dell'acqua pubblica nella zona in cui abita, con un'evidenza particolare per le sostanze nutritive come calcio e magnesio. In questo senso, il miglioramento della qualità dell'acqua di rubinetto potrebbe ridurre del 17% il consumo delle bottiglie di plastica.

Come riporta La Stampa, la direttiva stabilisce 18 parametri inseriti o rivisti per garantire e migliorare gli standard qualitativi delle acque europee. La Commissione per stilare la lista ha inserito le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità e i nuovi criteri puntano a ridurre «batteri e virus patogeni, le sostanze nocive presenti naturalmente come uranio e le microcistine, la contaminazione da attività industriali che rilascia sostanze chimiche perfluorate e i sottoprodotti da disinfestazione come clorato o il biosfenolo A».

Una brutta gatta da pelare, se si pensa che nell'Unione l'11% dei cittadini deve ancora far fronte a problemi di scarsità di acqua potabile.


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