Ripercorriamo alcune delle più significative pronunce giurisprudenziali emanate nel corso dell'anno che volge al termine

di Valeria Zeppilli - Anche quest'anno torna la quarta edizione di "giustizia sotto l'albero", con un nuovo taglio però, dedicato alle sentenze più significative della Cassazione emanate nel 2017.

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L'anno che volge al termine, infatti, è stato caratterizzato da pronunce giurisprudenziali per molti versi epocali.

Ricordiamo qui di seguito alcune delle principali:

Assegno di divorzio: addio al tenore di vita

Di certo la sentenza della quale si è più sentito parlare e che ha iniziato sin da subito a produrre effetti sul piano pratico è la numero 11504/2017, con la quale, in materia di divorzio, è stato spazzato via in un colpo solo il classico parametro del tenore di vita nella determinazione del diritto dell'ex coniuge a beneficiare dell'assegno divorzile.

L'an del beneficio, infatti, va vagliato considerando la persona esclusivamente come singolo e non più come una parte di un rapporto matrimoniale che ormai risulta estinto, anche sul piano economico-patrimoniale.

Oggi, quindi, se è accertato che l'ex è economicamente indipendente o è effettivamente in grado di esserlo il diritto all'assegno divorzile non gli è più riconosciuto.

La specificità dei motivi d'appello

Tra le pronunce che si sono interessate di diritto processuale, va segnalata la sentenza numero 27199/2017, con la quale Corte di cassazione si è confrontata con la questione della specificità dei motivi d'appello a seguito della riforma del 2012.

In particolare i giudici, dopo aver ricordato che i motivi dell'atto di appello devono comporsi di una parte volitiva e una parte argomentativa e che, con riferimento a quest'ultima, l'effettiva specificità delle doglianze è connessa con la motivazione assunta dal giudice di primo grado, ha chiarito che se il giudice ha omesso del tutto di vagliare la tesi della parte l'atto di appello può anche limitarsi a riprendere, con i dovuti adattamenti, le linee difensive di primo grado, mentre se certe argomentazioni sono state confutate, l'atto necessita di una formulazione più rigorosa e precisa, seppur libera da forme sacramentali.

Il tutto fermo restando che l'appello è ancora oggi una revisio prioris instantiae e non di certo un mezzo di impugnazione a critica vincolata.

Usura sopravvenuta

In materia tributaria si segnala, invece, la discussa pronuncia 24675/2017 con la quale le Sezioni Unite hanno hanno affermato che la clausola contrattuale di determinazione del tasso di interessi stipulata prima dell'entrata in vigore della legge numero 108/1996 non è resa né nulla né inefficace dall'eventuale superamento da parte del tasso degli interessi concordato tra mutuante e mutuatario della soglia dell'usura come determinata dalla predetta legge. Nella medesima pronuncia la Cassazione ha precisato, peraltro, che tale regola vale anche in tutti i casi in cui una simile clausola sia stata stipulata successivamente ma per un tasso non eccedente tale soglia quale risultante dalla stipula.

Opposizioni a precetto per crediti tributari

Sempre in materia tributaria va infine ricordata la sentenza numero 24965/2017 con la quale la Corte si è confrontata con la questione della competenza a decidere le opposizioni a precetto per crediti tributari, analizzando il caso in cui la contestazione abbia ad oggetto la notificazione del titolo esecutivo. Per i giudici, posto che tale impugnazione è strumentale all'impugnazione della cartella di pagamento e ha quindi ad oggetto non un vizio proprio del precetto ma la nullità della cartella, la competenza a decidere su di essa deve essere affidata al giudice tributario.

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Valeria Zeppilli

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