di Valeria Zeppilli - Il tirocinio negli uffici giudiziari è un'occasione preziosa sia per i tribunali, che possono trovare un valido aiuto per smaltire i fascicoli arretrati, sia per i tirocinanti, che hanno la possibilità di calarsi nel concreto mondo della giustizia. Il Decreto del Fare del 2013, del resto, li ha presentati come mezzo per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario.
Peccato, però, che di uno stipendio non si vede nemmeno l'ombra e che molti giovani dovranno rinunciare anche alla prevista borsa di studio, nonostante l'aiuto che prestano ai giudici dal lunedì al venerdì per almeno 6 ore al giorno.
Risorse disponibili, ma non per tutti
La denuncia arriva da La Stampa, che racconta di come dal 2015 al 2016 i tirocinanti siano più che raddoppiati, ma le risorse siano rimaste le stesse. E se nel primo anno, seppur con ritardo, tutti i 1.500 ragazzi sono stati rimborsati per 400 euro al mese, quelli del 2016 non avranno la stessa sorte: di 4mila, ben 1.300 non vedranno un soldo.
La graduatoria è stata stilata sulla base del reddito delle famiglie di appartenenza.
Le proteste
Chiaramente, la notizia ha fatto crescere il malumore dei giovani laureati in giurisprudenza, che si trovano ad affrontare un percorso verso l'accesso al mondo del lavoro tortuoso e in salita e che hanno dovuto subire l'ennesimo colpo.
Le proposte dei ragazzi per tentare di risolvere il problema, lanciate su Facebook, sono tre: o si stanziano ulteriori fondi, o si redistribuiscono le risorse o si prevede l'accesso al tirocinio a numero chiuso. In ogni caso, il lavoro di tutti i tirocinanti va pagato.