Ai nipoti che perdono i nonni in un incidente stradale spetta il risarcimento dei danni morali. Il riconoscimento, sancisce per la prima volta la Corte di Cassazione, spetta loro automaticamente, senza bisogno di dimostrare il "turbamento" derivato dalla perdita del proprio caro. Questo perchè, morendo un nonno, si perde "un punto di riferimento esistenziale" e si spezza "l'unità familiare" con la conseguente "perdita di affetti e di solidarietà inerenti alla famiglia come società naturale". La Suprema Corte, ribaltando il verdetto di secondo grado e contravvenendo alle richieste della pubblica accusa, ha così accolto il ricorso presentato dai nipoti di Alvaro G., nonno toscano deceduto dopo essere stato investito da un'auto, mettendo in evidenza come la perdita di un nonno, anche in assenza di coabitazione con i nipoti, "configura per i superstiti del nucleo familiare un danno non patrimoniale diretto e ingiusto, costituto dalla lesione di valori costituzionalmente protetti e di diritti umani inviolabili, perchè la perdita dell'unità familiare è perdita di affetti e di solidarietà inerenti alla famiglia come società naturale". Una precisazione, questa del pm milanese, fatta su richiesta del rappresentante dell'accusa , il sostituto pg della Cassazione Luigi Ciampoli, il quale alla luce della novità emersa ha chiesto l'acquisizione del provvedimento di archiviazione e degli atti relativi al fascicolo in questione. Richiesta in base alla quale ha sollecitato anche la sezione disciplinare del Csm a disporre il rinvio del 'processo' ai due pm milanesi per avere il tempo di esaminare le carte.

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