I vip dicono troppe parolacce. A mettere un freno al parlare un po' troppo disinvolto dei 'personaggi molto in vista' non solo del mondo della spettacolo ma degli 'ambienti più disparati' è la Corte di Cassazione che sancisce che questo 'diffuso malcostume' spesso è 'anche più dannoso della violenza fisica'. La Suprema Corte si sofferma sull'argomento affrontando un caso di diffamazione avvenuto nel mondo dello spettacolo e peraltro finito in prescrizione, ma la Quinta sezione penale non si fa sfuggire l'occasione per imporre l'alt alle parolacce in libertà. 'E' vero - scrive il consigliere estensore Luigi Calabrese nella sentenza 7568/05 - che oggi è invalso il costume, ormai diffuso, di avvalersi di inaccettabili linguaggi usati anche da personaggi molto in vista, negli ambienti più disparati, ma si tratta di un malcostume - mette in guardia - che deve essere contenuto per la salvaguardia di corretti rapporti tra i consociati che debbono essere improntati ad un minimo di rispetto e di civiltà, requisiti ai quali non è possibile rinunciare'. Anzi, rincara la dose la Cassazione per fare capire che è ora di mettere un freno all'uso della parolaccia, la 'violenza verbale, ingiustamente tollerata proprio in nome della libertà di espressione e di critica, è talvolta più dannosa della violenza fisica'.

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