La spesa media calcolata dall'ufficio studi è pari a circa 232 euro a famiglia

di Marina Crisafi - Si parte oggi con i saldi estivi in tutta Italia. Ogni famiglia spenderà per l'acquisto di articoli in sconto, soprattutto abbigliamento e calzature, circa 232 euro per un valore assoluto complessivo pari a 3,6 miliardi di euro. L'acquisto medio pro capite invece si dovrebbe aggirare intorno ai 100 euro. Sono queste le stime dell'ufficio studi di Confcommercio per l'avvio della stagione estiva dei saldi che quest'anno, per la prima volta, parte con una data unica a livello nazionale, in linea con la richiesta di Federazione Moda Italia, tesa ad evitare fenomeni di distorsione della concorrenza tra le imprese nei vari territori.

La speranza è che "le tante chiacchiere, l'agitazione e le molte ansie create intorno alle conseguenze della Brexit - afferma il presidente di Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio, Renato Borghi - non vadano a penalizzare un clima di fiducia delle famiglie italiane che già non è al massimo".

Agli operatori - continua Borghi - "questi saldi di 'fine stagione' (a stagione appena iniziata), speriamo possano portare liquidità per far fronte alle scadenze con i fornitori; certamente non margini. In

sostanza si tratta di un 'brodino' ad un paziente ancora convalescente'.

I consumi ancora deboli di stagione e il meteo non certo favorevole, inoltre evidenzia il vice presidente "hanno determinato una forte disponibilità di 'invenduto'. Per questo i consumatori avranno ampia possibilità di scelta".

Ma occorre sempre fare attenzione al corretto acquisto degli articoli in saldo. Per questo Confcommercio ricorda i principi di base da tenere bene a mente.

Ecco il breve vademecum per gli acquisti:

Cambi

Il primo principio base riguarda proprio i cambi. La possibilità di cambiare il capo una volta che lo si è acquistato, ricorda Confcommercio, è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In tal caso (ex art. 1519-ter c.c. introdotto dal d.lgs. n. 24/2002), il negoziante ha l'obbligo di provvedere alla riparazione o alla sostituzione del capo e, qualora ciò non fosse possibile, alla riduzione o alla restituzione del prezzo pagato.

Il consumatore, dal canto suo, però, è tenuto a denunciare il vizio entro due mesi dalla data in cui ha scoperto il difetto o la mancata conformità dell'articolo. E soprattutto a conservare lo scontrino!

La prova dei capi

Il secondo consiglio del vademecum riguarda la prova dei capi. Anche in tal caso, il tutto è rimesso alla discrezionalità del negoziante e non c'è un obbligo.

Tuttavia, meglio diffidare dei capi di abbigliamento che possono essere solo guardati e non provati.

I pagamenti

Se il cliente vuole pagare con bancomat o carta di credito, il negoziante non può rifiutarsi. È tenuto infatti ad accettare tale metodo di pagamento anche per la merce in saldo e senza oneri aggiuntivi.

La merce in vendita

Altro principio da tenere a mente è quello degli articoli posti in saldo che devono avere carattere stagionale o di moda. Deve trattarsi di merce che subirebbe un notevole deprezzamento se non fosse venduta entro un certo lasso di tempo.

Tuttavia, nulla vieta ai negozianti di porre in vendita anche articoli o capi che non appartengono alla stagione in corso.

L'indicazione del prezzo

I negozianti hanno l'obbligo di indicare in apposito cartellino sia il prezzo normale di vendita, che la percentuale di sconto applicato, che, infine, l'importo finale.


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