La proposta shock arriva dal presidente dell'Agenzia Nazionale per la prevenzione. Ma altre ipotesi si stanno facendo strada

di Marina Crisafi - È sempre più dura la vita per i fumatori tra nuovi divieti e rincari. Per di più, tra le tante proposte al vaglio dell'esecutivo, per scoraggiare i fumatori e incamerare al contempo un maggior gettito, ne spunta una che, se trovasse applicazione, rappresenterebbe un vero e proprio shock per gli amanti delle bionde: portare il prezzo delle sigarette a 18 euro a pacchetto.

Misure shock come in Nuova Zelanda

"Inutile e sbagliato alzare le tasse" si fumerebbe lo stesso. "Serve una misura shock". È questo il sunto della proposta che arriva dal presidente dell'Agenzia Nazionale per la prevenzione, Giacomo Mangiaracina, che in una lettera aperta al ministro della salute Beatrice Lorenzin e ai colleghi oncologi dell'Aiom invita a prendere esempio dalla Nuova Zelanda che proprio in questi ha portato il prezzo delle sigarette a 18 euro ogni pacchetto.

Ma non solo, nella lettera Mangiaracina prende nettamente posizione e critica le scelte del Governo sui rincari delle bionde. "Cari colleghi oncologi - si legge nella missiva - a più riprese leggiamo sui media del vostro accorato e reiterato appello per la costituzione di un fondo nazionale per la cura dei tumori, con l'incremento di un centesimo sul costo dei prodotti del tabacco", ma è proprio il "Fumo (con la F maiuscola) che vi porta tanto, ma proprio tanto, lavoro, e voi chiedete al Ministro e al Governo di mantenere inalterato il parco-fumatori italiano? Create piuttosto alleanze virtuose perché questo olocausto dorato cessi o si riduca". L'attacco del presidente non risparmia neanche il ministro Lorenzin, al quale l'invito è quello di attenersi "ad una delle misure fondamentali nelle strategie di controllo del tabacco a livello mondiale, quella di incrementare in misura consistente il prezzo di sigarette e trinciati". Un aumento di pochi centesimi, di tanto in tanto, in sostanza, non produce nulla ed è ciò "che tutti i governi italiani hanno fatto da sempre, per non destabilizzare il 'parco fumatori' d'Italia e incamerare 13 miliardi di euro ogni anno, spendendone poi 8 per i danni all'economia, al'individuo e alla società causati dalla piaga del tabacco".

Per cui il modello da seguire, non ha dubbi Mangiaracina, è quello della Nuova Zelanda, che, "applicando il programma mondiale Tobacco Endgame" ha fatto salire il prezzo delle bionde alle stelle.

Gli altri progetti sulle bionde

Tra le più recenti proposte sulla tassazione del fumo, che potrebbero presto diventare realtà, c'è proprio quella apertamente criticata dallo stesso Mangiaracina, di introdurre la tassa di un centesimo a sigaretta "per combattere il cancro".

A tal proposito, è stata diffusa una petizione e avviata una raccolta firme per chiedere al Governo di impegnarsi ad istituire entro il 2016 fondo ad hoc, alimentato appunto dalla tassa, per contribuire al rimborso da parte delle regioni dei farmaci oncologici a forte carattere innovativo.

La proposta, condivisa anche dal ministro Lorenzin, prevede un centesimo in più per ogni sigaretta venduta che con i numeri impressionanti che ci sono in Italia (quasi 11milioni di fumatori; 140mila sigarette fumate ogni 24 ore) farebbe ricavare una bella somma (circa 720 milioni di euro) che lo Stato (che, giusto per puntualizzare, ricava circa 11 miliardi di euro dalle accise sul tabacco) dovrebbe destinare per garantire pieno accesso a tutti i malati ai farmaci in arrivo sul mercato.

Da menzionare, infine, un'altra proposta (o meglio un suggerimento) che, seppur con un fine meno "nobile" e più economico, mira a risanare le casse dello Stato aumentando il gettito e rendendo il mercato più stabile, attraverso l'aumento delle tasse minime sui tabacchi. L'idea arriva da Paolo Liberati, coordinatore del Centro di ricerca in Economia e Finanza pubblica dell'Università di Roma Tre, che in un'intervista ad askanews, ha sottolineato che la strada da seguire per l'esecutivo è quella di aumentare l'onere fiscale minimo. In base ad uno studio effettuato, ha sostenuto Liberati, infatti, "la tassazione attuale non è neutrale", giacché il sistema della imposizione fiscale sulle sigarette prevede un prezzo "medio ponderato" che, aumentato, aumenta di conseguenza la tassazione, ma soltanto per alcune classi di prezzo. Altre classi invece non risentono dell'aumento della tassazione, perché "l'onere fiscale minimo mette al riparo - ha spiegato Liberati - le classi di prezzo più basse delle sigarette". Del resto, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe favorevole, secondo il professore ad una umento delle accise specifiche, che potrebbe servire sia a far salire il gettito fiscale che a favorire politiche di salute pubblica. E il Governo potrebbe "correggere il tiro", aumentando l'onere fiscale minimo "da 170 euro a 175 euro al kg", oltre al peso dell'accisa specifica "dal 10% al 12,5%" e l'incidenza della tassazione sulle sigarette "dal 58,7% al 59,2%".


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