La colpa è del 730 e ora le somme percepite vanno restituite in unica soluzione. La denuncia del vicepresidente della Camera Simone Baldelli

di Marina Crisafi - Quer pasticciaccio brutto degli 80 euro. Potrebbe intitolarsi così, mutuando il noto romanzo di Carlo Emilio Gadda, l'amaro epilogo cui sono andati incontro tanti contribuenti. Un dare avere al contrario che li ha visti ricevere il pluri-pubblicizzato bonus per poi restituirlo. Il problema è che ad oggi non si sa di preciso né quanti sono i lavoratori che lo hanno incassato né quanti a ridarlo indietro. A denunciarlo è il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, il quale fa notare che, per di più, il bonus è stato incassato a rate ma la restituzione è richiesta in un'unica soluzione. Insomma, oltre al danno la beffa.

Ma cerchiamo di fare chiarezza sulla vicenda:

I numeri dei beneficiari e il pasticcio delle restituzioni

Ad oggi non si conoscono i numeri esatti dei beneficiari di quello che è uno dei cavalli di battaglia del premier Renzi. Stando ai dati parziali, unici disponibili, ricavati dall'analisi provvisoria dei modelli di certificazione unica del 2015, i lavoratori, dipendenti e assimilati, che secondo il Mef, hanno percepito il bonus direttamente in busta paga, si aggirano sugli 11,7 milioni.

Ad essere, del tutto ignota, è invece la percentuale di coloro che sono stati costretti a restituirlo.

I motivi

I motivi della restituzione sono direttamente legati agli "innumerevoli errori dovuti alla compilazione della dichiarazione semplificata dei contribuenti", che hanno spinto l'Agenzia delle Entrate a richiedere indietro le somme precedentemente elargite.

La colpa, in sostanza, sarebbe del modello 730 precompilato, introdotto dal 15 aprile dello scorso anno in via sperimentale, la cui "scarsa attendibilità" denuncia il deputato, ha fatto ritrovare una certa quantità di contribuenti nelle condizioni di dover restituire gli 80 euro. Nello specifico, ad essere falsato, è il dato riguardante le detrazioni che, come già segnalato dagli utenti presentava un sistema di precompilazione con "dati parziali o addirittura errati", come, ad esempio, la mancanza dell'"indicazione dei giorni lavorati" che ha fatto sì che il software rilevasse più di 365 giorni lavorativi, "azzerando dunque il numero e facendo in modo che il contribuente - perdesse - il diritto a detrazioni e bonus".

La prima interrogazione

Motivi e incertezze che hanno spinto, già nel novembre scorso, il vice presidente della Camera Simone Baldelli a presentare l'interrogazione parlamentare al ministero dell'economia esortandolo a fare chiarezza. All'epoca, come riportato da Il fatto quotidiano, era stato risposto che non si era ancora a disposizione dei dati sugli "eventuali casi di restituzione del bonus" e si era rinviato alla "consueta analisi statistica sulle dichiarazioni fiscali" del Dipartimento delle Finanze "pubblicate sul proprio sito internet, entro il mese di marzo 2016". Idem per conoscere il numero esatto dei beneficiari degli 80 euro (stimato intorno agli 11,7 milioni a novembre).


L'incertezza permane e la beffa pure

Ma a marzo inoltrato, non ottenendo chiarezza, Baldelli ha riproposto l'interrogazione, in un contenuto sostanzialmente analogo, al fine di conoscere quali iniziative il Mef "intenda intraprendere al fine di fornire dati ufficiali" su "quanti siano i beneficiari del bonus di 80 euro e quanti di questi, a causa degli innumerevoli errori dovuti alla compilazione della dichiarazione semplificata dei contribuenti, siano stati costretti a restituire tale bonus". Per di più distribuito a rate mensili, ma richiesto indietro, ed ecco la beffa, "in un'unica soluzione".

Staremo a vedere.


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