Due le tipologie di corso e 6 mesi di praticantato durante gli studi

di Marina Crisafi - Aspiranti avvocati si cambia. Per chi, infatti, vuole intraprendere la professione sarà necessario scegliere il 4+1, altrimenti basterà il 3+2. Queste le modifiche sostanziali che si apprestano a cambiare il volto dei futuri corsi di laurea in giurisprudenza, come previsto dalla bozza di decreto predisposta dal Miur e già condivisa con la comunità scientifica.

Niente ciclo unico e due i corsi in sostanza: 3+2 con meno crediti formativi "vincolati" (a favore di quelli "liberi"), maggiori ambiti interni per costruire il personale percorso di studi e biennio specialistico con nuove discipline a vocazione "territoriale" e aperte alle reali esigenze di mercato; 4+1 per chi, invece, vuole intraprendere la carriera di avvocato o notaio, con numero "chiuso" per l'ultimo anno (quello della specializzazione al termine dei 4 anni), oltre alla possibilità di effettuare 6 dei 18 mesi di pratica necessari durante il corso di studi, come prevede la legge professionale forense (l. n. 247/2012).

Minimo comune denominatore ad entrambi i percorsi universitari sarà la maggiore "specializzazione": non più, dunque, formazione teorica e generalista, ma spazio ad un'offerta specifica in linea con le esigenze attuali del mercato del lavoro, in un'ottica di internazionalizzazione e anche di scambi culturali, soprattutto comunitari.

Il provvedimento arriverà in questi giorni sul tavolo di lavoro del Miur e dovrà essere esaminato e condiviso anche dal ministero della Giustizia.


In evidenza oggi: