Con una pressione fiscale al 43,4%, paghiamo mille euro più dei tedeschi e oltre 3mila più degli irlandesi. I dati della Cgia di Mestre

di Marina Crisafi - "I tartassati". Come nella storica pellicola con Totò, perseguitato da Aldo Fabrizi, nei panni di un integerrimo maresciallo della finanza che cerca di recuperare quanto frodato dal cavalier Pezzella al Fisco. Ma mentre Totò è ricco e froda per avidità, non si può dire lo stesso della maggior parte dei contribuenti d'Italia stretti nella morsa di una pressione fiscale che supera ormai il 43% e che ci elegge tra i più tartassati d'Europa.

Ad evidenziarlo è la Cgia di Mestre che rileva come gli italiani paghino una media di 904 euro all'anno di tasse in più rispetto ai cugini europei.

Questo il dato medio perché se si scende nel dettaglio la cifra varia sensibilmente.

Se confrontiamo i nostri dati, infatti, con quelli della Germania, infatti, emergono ben 1.037 euro in più all'anno rispetto ai contribuenti tedeschi e il dato sale ancora se paragoniamo le tasse italiane a quelle olandesi (1.409 euro in meno) e portoghesi (1.701 euro in meno), per non parlare di quelle inglesi (2.313 euro in meno) e irlandesi che pagano oltre 3.300 euro in meno di noi ogni anno.

In questo triste primato, però, stando ai dati della Cgia, non siamo da soli, visto che stanno peggio di noi gli austriaci (+80 euro), gli svedesi (+292 euro) i belgi (+984 euro) e i francesi (+1.170 euro) che si collocano al primo posto della classifica con una pressione del 47,8% del Pil.

Ma la media dell'Europa dei 28 si attesta sul 40%. E la situazione italiana, stando ai dati dell'associazione di Mestre, non ha fatto altro che peggiorare negli ultimi tre lustri, passando dai 44 euro in meno rispetto alla media Ue del 2000, ai 126 euro del 2004 fino ai 904 euro nel 2014.

Un gap che è difficile recuperare e che richiederebbe, secondo Paolo Zabeo della Cgia, come riportato oggi da Tgcom24, un intervento del Governo "sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica, con tagli agli sprechi, agli sperperi e alle inefficienze della macchina pubblica".

Intervento, peraltro, da attuarsi nell'immediato, perché in seguito alla mancata autorizzazione europea all'estensione della reverse charge alla grande distribuzione da ottobre, continua Zabeo, "il Governo dovrà reperire 728 milioni di euro, altrimenti è previsto un aumento delle accise sui carburanti di pari importo". 




In evidenza oggi: