Bruxelles a quanto pare non cambia posizione riguardo al comportamento dell'Italia in ordine alla gestione delle cosiddette "quote"

"Quote latte" mal controllate dalle Regioni e dallo Stato italiano. Bruxelles a quanto pare non cambia posizione riguardo al comportamento dell'Italia in ordine alla gestione delle cosiddette "quote" (sistema di prelievo fiscale introdotto negli anni '80 dall'UE per evitare la sovraproduzione di beni agricoli da parte di uno Stato Membro a discapito degli altri).


Il Tribunale dell'Unione ha infatti respinto il ricorso presentato dal nostro Paese avverso la decisione del 2011 della Commissione Europea di ridurre in modo forfettario i contributi agricoli destinati a Roma, a causa di insufficienze e ritardi nei controlli sulle quote latte, "riscontrati in Abruzzo, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Valle D'Aosta per le campagne dal 2004/2005 al 2006/2007". 


Stando a quanto si legge nella sentenza depositata il 2 dicembre scorso, le autorità nazionali avrebbero omesso verifiche considerate essenziali, o almeno, non le hanno poste in essere entro i termini previsti dall'Unione, finendo così per mettere a repentaglio gli introiti per i fondi agricoli europei in caso di multe per il superamento delle quote. Contro tale tesi a nulla è valsa la contestazione dell'Italia secondo cui "i controlli eseguiti, seppur in qualche caso tardivi, non erano per questo meno attendibili ed efficaci", e pertanto capaci di "accertare gli autori delle dichiarazioni mendaci e sanzionarli, recuperando le multe eventualmente dovute ed impedendo danni economici alle casse Ue". 


Adesso, se non vuole rinunciare a quasi 71 milioni di euro di contributi Ue, l'Italia può solo sperare che il suo ricorso sia accolto dalla Corte di Giustizia Europea


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