Con la terza fiducia alla Camera, ottenuta il 7 agosto scorso, con 303 sì e 163 no (9 astenuti), il decreto P.A. è diventato legge dello Stato.

Un risultato quasi scontato dopo l'approvazione degli emendamenti sui punti caldeggiati in Senato e il dietrofront sulle misure carenti di copertura (per approfondire, "Decreto P.A.: marcia indietro sulla quota 96. Via libera dal Senato" su questo portale). Il testo, infatti, confermando in toto l'impianto uscito da palazzo Madama, conferma il no per la "quota 96" che consentiva il pensionamento anticipato di 4.000 docenti e per l'età pensionabile (a 68 anni) di professori e primari, nonché lo stop ai benefici per gli invalidi del terrorismo e alla cancellazione delle penalizzazioni per le uscite anticipate dal lavoro.

Rimangono, tra le principali novità, la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici fino a 50 km di distanza (fatta eccezione per le madri con figli al di sotto dei tre anni o disabili) e la rimodulazione del turnoverispirato a parametri più flessibili, basati su criteri di spesa.

Fiducia sì, in definitiva, per il decreto (la 20sima del Governo Renzi), che viene convertito prima della decadenza (prevista per il 23 agosto), ma non senza polemiche, soprattutto sulla quota 96, per la quale si chiede un immediato decreto, già annunciato dal premier Renzi entro la fine di agosto.

Intanto, arrivano le rassicurazioni del Governo anche sui prossimi step della riforma della Pubblica Amministrazione: il decreto 90, infatti, fanno sapere gli addetti ai lavori, non è che il primo tassello della rivoluzione del settore, il cui "cuore" è rappresentato dal disegno di legge delega e dai decreti attuativi, per i quali occorre mettersi subito al lavoro.
Vai al testo del provvedimento: Decreto PA 2014

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