«Scusate: chi è l'ultimo?»

Ovvero: "macari li pùlici hannu la tussi"

di Basilio Antoci*

 

 

 

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Non ho nemmeno cominciato e già mi sono rotto.

Ovunque io vada, trovo sempre e soltanto fastidiosi capannelli di gente in attesa.

Non è certo colpa degli altri colleghi se c'è folla, ma resta il fatto che sia fastidioso.

Si passa la vita ad aspettare il proprio turno in file vergognose, indegne di un sistema civile.

Sono nato in questa Italia e sono costretto a sopportarne la gretta mentalità, la pessima organizzazione e le leggi imbelli che la disonorano. La situazione generale è, a dir poco, ridicola.

Bisogna cambiare e alla svelta!

Sradicare tutto senza scrupoli di sorta per correggere le grottesche storpiature di una società, di un sistema, che ci beffeggia consumando vanamente il nostro tempo e il nostro avvenire.

Il mio tempo è prezioso.

Nel mio presente sto per completare il periodo di pratica legale presso il Foro di Catania. Il mio piccolo studio si trova in provincia, alle porte dell'Etna, e proprio mentre scrivo questo sfogo mi rendo conto di quale enorme eredità mi abbia tramandato mio padre - Francesco. Ascolto, infatti, i racconti dei miei colleghi di università e mi accorgo che è un privilegio poter fare pratica in casa propria.

Nei sistemi di common law, un laureato in giurisprudenza è identificato con il titolo di Juris Doctor. Mi piace prendere in prestito questa dicitura - non solo perché è altisonante - ma anche perché rende bene l'idea sullo scopo dell'Università: dovremmo essere, infatti, dei pensatori scientifici.

Mi torna in mente un avviso dell'O.A. nel quale c'era scritto che indossare la toga è un onore, poiché simboleggia l'alta funzione che l'avvocato è chiamato a espletare.

L'alta funzione…

L'alta funzione della Giustizia si perde nella tassazione sfrenata imposta da un legislatore avido e sordo.

L'alta funzione della Giustizia si perde nello squallore di bui edifici pubblici, tra corridoi soffocanti e locali tutt'altro che a norma di legge. Ed è proprio in questi luoghi che più volte in uno stesso giorno tocca porre a degli sconosciuti l'irritante domanda: «Scusate: chi è l'ultimo?».

Code improvvisate, fogli accattati alla buona sui quali vengono annotate sfilze di nomi anonimi. Nomi che, quanto più si moltiplicano tanto più diventano odiosi. Ogni nome, infatti, allunga l'attesa ed esaspera l'animo di chi vorrebbe essere altrove, magari a studiare per la Giustizia, per la Cultura. Il ritornello è il medesimo in ogni ufficio: che si intenda effettuare una notifica o controllare l'esito di un pignoramento o richiedere la copia di un atto non importa. Ci vorranno ore e non ci si potrà esimere dal prendere il proprio posto nella lista, attendendo in silenzio con ben educata rassegnazione.

Essere portati ad elemosinare un servizio dovuto, equivale al più grande fallimento del servizio stesso.

Non contenti di ciò, tutti gli uffici chiudono alle 11:30 - lasciando fuori moltitudini di sfortunati che saranno costretti a ritornare l'indomani per il solo fatto di trovarsi nell'ultimo foglio della lista. Perché succede anche questo: ad un certo punto gli impiegati sono costretti a ritirare le liste, a tirar via i distributori ticket per l'eliminacode e a chiudere le porte.

Nonostante la politica di Roma abbia deciso di sopprimere tutti i tribunali periferici, gli sportelli aperti al pubblico sono sempre i medesimi, con la differenza che adesso vi si affolla tutta la provincia. Mi domando cosa succeda nelle grandi città italiane.

Quello che si chiede ai professionisti intellettuali, in questi tempi, è di impiegare il proprio tempo alla stregua di funamboli, sacrificandosi secondo le disposizioni di poteri innominati - dubbiamente legittimi - che non sembrano in grado di fare quel poco che potrebbe bastare a fornire strutture adeguate e servizi più efficienti.

 

 


* BASILIO ANTOCI, classe 1987, laurea in giurisprudenza nel 2012 presso l'Università di Catania, praticante avvocato nel Foro di Catania presso lo Studio Legale Sciuto & Antoci di Nicolosi (CT). Scrittore emergente, ha esordito con un saggio edito da Akkuaria nel 2010 e intitolato "Fede, metodo, esperienza" (ISBN 978-8-863-28090-6). Nel 2013 ha pubblicato la monografia "Famiglie e convivenze. Profili costituzionali" con Lulu Press Inc. (ISBN 978-1-291-55814-2). Scrive assiduamente su Studio Cataldi (visualizza tutti gli articoli pubblicati) e su altre riviste specialistiche trattando le questioni giuridiche di maggiore interesse. Il sito ufficiale si trova all'indirizzo web http://www.antoci.tk.




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