L'evoluzione tecnologica ha un ruolo sostanziale nella vita di tutti i giorni. L'ascesa dei social media, di dispositivi come gli smartphone e i tablet così come l'esponenziale diffusione delle applicazioni per essi progettate, crea nuove possibilità su base quasi giornaliera. Contemporaneamente solleva questioni sociali, economiche, politiche e di natura giuridica. Con il passaggio al nuovo millennio e all'indomani del clamore suscitato dalle dot-com, è stato elaboratoun quadro giuridico a livello europeo con l'obiettivo di regolamentare tale ambito e di fornire a governi, imprese e ai cittadini, delle fondamentali linee guida per orientarsi in questo mare magnum digitale. Ne sono un esempio la normativa sul commercio elettronico, sulla fatturazione elettronica, sull'e-privacy, sulla moneta elettronica e, ancora, sulla firma elettronica. Nel maggio 2011, la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica sul cloud computing i cui risultati sono stati presentati in una relazione del dicembre 2011. Anche se è indubbiamente vantaggioso per gli utenti (spesso imprese) soprattutto in termini di scalabilità e ottimizzazione delle soluzioni, il cloud computing comporta infatti alcune sfide di tipo giuridico, in particolare a livello di protezione dei dati (responsabilità in caso di perdita, riservatezza, portabilità…). Le misure proposte in ambito comunitario si sono ben presto rivelate insufficienti a normare un ambito in rapida e continua evoluzione, al punto che si è reso necessario adeguare il quadro esistente, trattandolo caso per caso e in modo spesso frammentario. Il legislatore UE ha cercato di affrontare e colmare alcune lacune (ne sono un esempio le recenti disposizioni di legge sull'uso dei cookie sul computer o altri dispositivi) ma, almeno fino a poco tempo, non è stato capace di delineare una politica globale e unitaria. La Commissione europea ha pertanto predisposto un piano d'azione, denominato Agenda Digitale per l'Europa, con l'intenzione di presentare una strategia globale che preveda una modernizzazione del quadro giuridico attualmente esistente (toccando diversi aspetti e criticità tra cui la privacy, la responsabilità e la sicurezza in rete), affrontando altresì questioni di tipo etico, dal momento che il confine tra sfera pubblica e privata sta diventando sempre più labile. Nel dicembre 2012 la Commissione europea ha individuato, dai 101 punti di azione di cui si compone l'Agenda Digitale, sette priorità (o "pilastri") per l'economia digitale e la società, tradotti in altrettanti obiettivi da raggiungere durante gli anni 2013 e 2014. Dal punto di vista normativo è importante sottolineare che la Commissione si è proposta di fornire una strategia e un progetto di direttiva sulla cyber-sicurezza e intende immediatamente iniziare l'aggiornamento del quadro europeo in materia di copyright.
Lo scopo dell'Agenda Digitale è quello di affrontare nuovi problemi giuridici utilizzando un approccio olistico, che abbracci un campo d'azione più ampio e non si soffermi sulla valutazione puntuale del singolo caso. Il primo pilastro è l'istituzione di un "Digital Single Market", che prevede diverse proposte di modifica al quadro giuridico esistente, tra cui l'adeguamento della direttiva sulla privacy e la modifica della direttiva sul commercio elettronico - la Commissione intende infatti rafforzare la fiducia dei consumatori rispetto agli acquisti transfrontalieri di prodotti e servizi -. Altri elementi di attenzione sono la creazione di uno Spazio Europeo Unico di Pagamento, l'ulteriore agevolazione della fatturazione elettronica, la semplificazione di una licenza paneuropea sulle opere online, la proposta di una Carta dei diritti online nell'UE e la proposta di una piattaforme di risoluzione sulle controversie online 
Il secondo pilastro, "Interoperability & Standards", include tecniche e azioni operative per la normalizzazione, la standardizzazione e l'interoperabilità, mentre il terzo "Trust & Security", pone particolare enfasi sulla lotta contro la criminalità e la sicurezza informatica. "Fast and ultra fast Internet access"e "Research and innovation" sono rispettivamente i pilastri quattro e cinque. Le linee di azione del sesto pilastro "Enhancing digital literacy, skills and inclusion" hanno invece lo scopo di affrontare le questioni relative al digitale ponendo l'accento sulla valorizzazione delle competenze. Infine, il pilastro sette, "ICT-enabled benefits for EU society", è destinato a supportare il ruolo delle TIC nella riduzione del consumo energetico, sostenendo la vita dei cittadini più deboli e svantaggiati, rivoluzionando i servizi sanitari e migliorando la fornitura di servizi pubblici. Il quadro giuridico attualmente esistente ha bisogno di un adeguamento completo al fine di evitare che possa perdere la sua stessa rilevanza in un contesto tecnologico in continua evoluzione. La Commissione europea si pone l'obiettivo di aggiornare le norme in vigore rivedendo i diversi strumenti giuridici esistenti e proponendo nuove iniziative in chiave 2.0 ma, a questo punto, viene da chiedersi: il mantenimento di un regime giuridico duale, che disciplini separatamente il mondo offline e online, è davvero ancora necessario? Considerata la progressiva convergenza tra questi due mondi entro pochi anni potrebbe trovare spazio e applicazione una legislazione 3.0!
» Altri articoli di Nadia Fusar Poli

In evidenza oggi: