Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, protesta contro la sentenza della Consulta che ha censurato il mondo in cui il leader del Lingotto ha lasciato fuori dalla porta il sindacato Fiom. Mentre ogni attenzione è rivolta alla corte di Cassazione e milioni di italiani tendono ad occuparsi delle vicende (più o meno politiche) di Silvio Berlusconi, Merchionne si permette una nuova sparata: "Le condizioni industriali in Italia rimangono impossibili" e minaccia di spostare le produzione di auto sportive all’estero. Come l’Alfa, perfetto connubio di tecnologia e stile, un simbolo e un sogno per tanti italiani. La colpa è della Costituzione e della sentenza che ha dato ragione al Sindacato. Lo dice anche JP Morgan.

Il noto colosso finanziario americano, ha recentemente reso noto un documento di 16 pagine sullo stato di avanzamento dei lavori per uscire dalla crisi dell'area euro, individuando ciò che è stato sinora fatto e gli sforzi che ancora devono essere compiuti in termini di sovranità, riduzione della leva finanziaria della banca, di riforme strutturali e di politica nazionale. Il problema, sottolinea la banca, non è solo di rettitudine fiscale. In alcuni paesi europei deve essere tagliato anche un eccesso di democrazia. Proviamo a chiarire meglio. Nei primi giorni della crisi, si è pensato che i problemi esistenti a livello nazionale fossero in gran parte di natura economica: troppo paesi sovrani indebitati, disallineamenti dei tassi di cambio interni e notevoli rigidità strutturali. Ma nel corso del tempo, continua Jp Morgan, è diventato sempre più chiaro che esistevano anche profondi ostacoli di tipo politico. L'origine della crisi dell’Europa meridionale andrebbe pertanto cercato altrove, più precisamente nelle Costituzioni scritte in seguito alla caduta del fascismo, guidate da quella esperienza e prodotte con una serie di caratteristiche che sembrano inadatta a garantire integrazione e a promuovere la necessaria competitività. I testi costituzionali riflettono la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato dopo la sconfitta del fascismo.

Sì, avete letto bene. Gli esperti di Jp Morgan hanno sostanzialmente scritto che le leggi e le costituzioni dell'Europa meridionale (come quelle italiane) sono un po' troppo di sinistra, prodotto delle menti e delle penne di antifascisti. I sistemi politici ne sono espressione: governi deboli, stati centrali deboli rispetto alle regioni, tutela costituzionale dei diritti del lavoro, sistemi di costruzione del consenso che favoriscono il clientelismo politico, diritto di protestare se i cambiamenti sgraditi sono fatti per la status quo politico. La vulnerabilità e le carenze di questa eredità politica e culturale, sono state messe in luce dalla crisi. I Paesi periferici sono riusciti solo parzialmente a produrre programmi di riforma economica e fiscale, con i governi vincolati dalle costituzioni (Portogallo), dal potere delle regioni (Spagna), e dal moltiplicarsi e rafforzarsi dei partiti populisti (Italia e Grecia).

La tesi di JP Morgan ha trovato un sostenitore in Marchionne, che la sta applicando metodicamente. La sinistra è riuscita a garantirsi scomodi diritti che ora ostacolano la competitività. Dopo aver rifiutato di vendere il marchio Fiat a Volswagen, l'amministratore delegato della casa di Torino si dichiara ora pronto a spostare la produzione di Alfa altrove (poco importa dove, tanto la si può fare dappertutto, non solo in Italia, dice lui!). Intanto si allea con Mazda, perché le nuove duetto Alfa verranno alla luce, udite udite, a Hiorshima. Altri marchi simbolo del made in Italy stanno finendo in mani straniere. Ancora qualche anno e i marchi storici verranno letteralmente svenduti. Di questo passo, la nazione stessa lo sarà. L’Italia continua a perdere pezzi della sua storia e, inevitabilmente, del suo futuro. Venerdì prossimo ci sarà l’incontro tra Merchionne e Sergio Landini, alla luce della quale potrebbero forse aprirsi nuovi scenari e potremo fare scoprire quanto reale e veritiera sia la minaccia del numero uno di Fiat!

» Altri articoli di Nadia Fusar Poli

In evidenza oggi: