Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 42

Oggi, passeggiando per le vie del centro della mia città, sono incappata in un banchetto. Pensavo fossero già ricominciate le campagne pre-elettorali, e i sono un po' spaventata pensando che non avevo nemmeno memorizzato i nomi di cinque ministri e già mi toccava ripartire con una nuova rosa di eletti.

E invece no. Si trattava di una raccolta di firme sì, ma ben diversa da quel che mi aspettavo. Allora mi sono recata al banchetto e ho firmato. Ho firmato per la proposta di legge di iniziativa popolare per la liceità dell'eutanasia legale e la depenalizzazione medica promossa dall'associazione Luca Coscioni. So che in molti non saranno d'accordo con la dolce morte, per ideologie religiose o per mille altri motivi, però personalmente mi trovo in disaccordo già in partenza con chi non concede libera scelta sul proprio personale destino. È un mio difetto, lo so. Ne sono consapevole.

Quando però si parla di malattie che non danno speranza o stati neurovegetativi solo una forte dose di credo religioso può sopportare l'idea che si possa vivere in un corpo inerte, con una testa intrappolata e condannata all'angoscia. Per non poter dire cosa pensa, per non poter abbracciare chi ama. Per non poter vivere. Un'angoscia che può durare anche anni, decenni.

La proposta di legge, oltre a contemplare la possibilità di redigere un testamento biologico che in nessun modo possa essere sospeso da un giudice, in disaccordo con le volontà espresse prima dell'effettiva impossibilità di esprimerle, lancia la provocazione di depenalizzare quei medici che scelgono la via dell'accompagnamento alla morte. Che siamo consapevoli, mai e poi mai potrà essere indolore e senza sofferenze, perlomeno a livello umano. Linea che fondamentalmente non si discosta in fondo dal trend lanciato dalla legge Balduzzi.

Per quanto un medico faccia un giuramento sommo di dedicarsi e impegnarsi a salvare qualsiasi paziente, talvolta, proprio per pietà umana è consapevole che l'accanimento non avrebbe alcun senso terapeutico. Sarebbe un semplice palliativo per i dolori di chi assiste impotente. Eppure il rischio corso dai medici che scelgono la strada compassionevole dell'eutanasia è molto alto, nel peggiore dei casi può essere una condanna per omicidio colposo e nel migliore la radiazione dall'albo, che corrisponde alla morte professionale.

Per poter visionare la proposta vi invito a visitare il link http://www.associazionelucacoscioni.it/comunicato/proposta-di-legge-di-iniziativa-popolare-su-rifiuto-di-trattamenti-sanitari-e-liceita, dove sono elencati i singoli articoli del disegno di legge.
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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