Gli ultimi dati ufficiali forniti dall'STAT, e basati sul numero degli iscritti all'AIRE (l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero), parlano di circa 317mila italiani "under 40" che hanno lasciato l'Italia. Una cifra che va raddoppiata se si tiene presente che il 50% dei migranti non si iscrive all'AIRE.

Secondo Confimprese inoltre, il 70% di loro è composto da laureati. I principali Paesi di destinazione sono, nell'ordine, Germania, Gran Bretagna, Francia, USA e Spagna. Il fenomeno della nuova emigrazione, non comporta solo una perdita di risorse valide e altamente qualificate per l'Italia, ma anche un costo economico molto alto per il nostro Paese. L'OCSE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) stima che per la formazione di ciascun laureato siano necessari 130mila dollari. Quasi un miliardo di euro l'anno.

Le cause di questa fuga vanno ricercate nel violento processo di austerity rafforzato dalle recenti riforme adottate dal governo tecnico sul leitmotiv del "ce lo chiede l'Europa". Un processo che, anche secondo il recente bollettino diramato dalla BCE, ha creato un tasso di disoccupazione pari all'11,9%.

Una misura mai vista in passato e destinata ad aumentare. E' dunque necessario intervenire subito specialmente nel settore della ricerca. E' quanto mai necessario rilanciare un piano di investimenti in ricerca e tecnologia che finora, complici anche i compulsivi tagli alle spese pubbliche, è mancato inducendo molte delle nostre eccellenze in campo scientifico a lasciare l'Italia.

L'ICOM (International Council of Museums) quantifica il danno annuale prodotto dalla fuga: un miliardo di euro generato dai 243 brevetti che i nostri ricercatori depositano all'estero.
Deb

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