Il contesto economico spagnolo a partire dal momento in cui le pressioni recessive dell'Eurozona si son fatte sempre più intense, ha conosciuto un deterioramento generale della congiuntura, con un declassamento del rating del debito sovrano, e un deficit statale e una percentuale del rapporto tra debito e PIL che hanno conosciuto una dinamica negativa.

La scelta di operare questa valutazione negativa del sistema paese iberico, è stata portata avanti da Standard & Poor, Fitch e Moody's a causa del quadro macroeconomico negativo, in grado di peggiorare le prospettive delle finanze pubbliche, come del resto, a causa delle difficoltà di finanziamento del comparto privato, capace in questo senso di influenzare negativamente gli sforzi compiuti dal Governo per migliorare il rapporto del deficit statale e PIL.

Da parte sua, l'esecutivo guidato da Zapatero ha tentato di intervenire in modo incisivo sulla congiuntura, dapprima attraverso misure di tipo restrittivo, alle quali sono state poi accompagnate dele riforme piuttosto urgenti nel corso dell'estate, appena in tempo prima della decisione di sciogliere il Parlamento.

L'ultima misura introdotta è stata quella dell'emendamento dell'art. 135 della Costituzione spagnola, recante una disposizione per limitare la spesa pubblica a favore di un equilibrio delle finanze pubbliche, uno strumento simile a quanto introdotto con referendum popolare in Svizzera, noto come "freno all'indebitamento", il cui scopo è fissare dei parametri massimi di spesa strutturale e di eventuali interventi statali straordinari in caso di congiunture molto negative.

Questa è stata praticamente l'ultima delle misure introdotte dall'ormai dimissionario Governo Zapatero che, in seguito, ha deciso di indire elezioni legislative anticipate, che sono state poi vinte dal leader del centrodestra Rajoy, il cui primo atto politico è stata l'introduzione di un'ulteriore manovra correttiva di bilancio, con un intervento del valore di ben 16 miliardi di euro, che ha interessato in modo particolare i redditi più elevati e le rendite finanziarie, per far fronte agli impegni comunitari per quanto riguarda il patto di stabilità tra i paesi membri dell'Eurozona.

Grazie all'introduzione di ulteriori riforme in ambito lavorativo, previdenziale e societario, la Spagna ha comunque creato delle condizioni quadro ideali per coloro i quali siano alla ricerca di uno stato membro all'interno del quale poter dar vita a degli investimenti - anche in ottica internazionale, in modo particolare in proiezione dei mercati sudamericani - contando su un livello impositivo generalmente più basso rispetto agli altri stati membri. In modo particolare, anche le norme sul lavoro sono diventate molto più liberali e flessibili, rendendo di fatto la Spagna un paese ottimale anche per le start up. Per gli imprenditori interessati a fare business in Spagna è disponibile una comparativa fiscale con pratico esempio al seguente link:COMPARATIVA FISCALE ITALIA - SPAGNA
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