di Alberto Pagliarini - ll movimento M5S non potrà mai votare la fiducia a un qualsiasi governo di uno o più partiti, presieduto da un politico della vecchia generazione, partiti tutti corresponsabili, con le loro oligarchie, al quasi collasso dell'Italia.

Decenni di continue risse tra i partiti e nei partiti, mirate all'acquisizione e conservazione del potere; di mala politica, di sperpero del pubblico denaro, di corruzione e ruberie; di crescenti vergognose prebende e privilegi all'esorbitante casta dei mestieranti della politica; di rimborsi elettorali tre volte maggiori delle spese realmente sostenute, non sempre di carattere elettorale, in barba al quasi plebiscitario no referendario espresso dal popolo sovrano; di decine di opere pubbliche realizzate e non utilizzate o iniziate e mai concluse, a costi sempre molto esorbitanti, rispetto a quelli sostenuti da qualsiasi altro Paese, eccetto la Grecia, per la realizzazione di analoghe opere.

Tutto ciò, e molto altro, ha generato rabbia e disgusto in moltissimi cittadini, costretti dalla crisi e dalla enormità dello sperpero, a una insostenibile imposizione fiscale che ha ridotto al lastrico moltissime famiglie, ha portato al fallimento numerose piccole e medie aziende, ha portato al suicidio alcuni titolari d'azienda e ha fatto crescere a dismisura l'onere della cassa integrazione e la disoccupazione di lavoratori e di giovani che non trovano lavoro.

Il movimento è nato, appunto, raccogliendo la diffusa rabbia e il disgusto di molti cittadini, ragion per cui, o governa direttamente o deve limitarsi a votare solo quelle leggi presentate da qualsiasi governo, leggi che siano accettabili dal movimento perché contenute nel loro programma e mirate a eliminare o a ridurre drasticamente gli obbrobri e le nefandezze sopra elencati. Ci potrebbe essere, invece, una maggiore intesa tra il nuovo governo e M5S se il presidente del consiglio fosse un politico giovane, non compromesso con le vecchie oligarchie, che abbia già da tempo manifestato idee su riforme allineate con specifici punti del programma M5S.

A mio parere sul palcoscenico della politica, l'unico politico che, al momento, abbia le caratteristiche predette è Matteo Renzi. E' lui che potrebbe essere indicato come presidente del consiglio al Presidente Napolitano, nelle prossime consultazioni. Per far ciò occorre accantonare l'impudenza che ha contraddistinto quasi tutti i politici e, in particolare, le oligarchie dei partiti e, nel caso specifico, del Pd. Bersani dovrebbe fare un passo indietro nell'interesse del Paese, anche per evitare nuove elezioni che potrebbero rivelarsi catastrofiche.

Forse anche Berlusconi e il suo Pdl, Monti e la sua Scelta civica, potrebbero vedere di buon occhio tale designazione, accettarla ed aprire una collaborazione che renderebbe più facile l'azione riformatrice del governo. In occasione delle primarie del Pd per la designazione del premier, Berlusconi ebbe a dire che non si sarebbe candidato se avesse vinto Renzi.

Inoltre, anche Scelta civica e Monti, in più occasioni, hanno dichiaratamente condiviso le idee di Renzi sulla riduzione dei costi della politica e sulla sua linea europeista. Si potrebbe, perciò, avere un governo Renzi con la fiducia di Pd, Pdl e Scelta civica e un'opposizione parlamentare M5S meno dirompente e più costruttiva. Il nuovo governo dovrebbe partire subito affrontando un insieme di problemi connessi alla riduzione dell'enorme costo della politica, alla riduzione della disoccupazione e all'alleggerimento del pesante carico fiscale sulle famiglie e le imprese., questioni in gran parte condivise anche da M5S.

Richiamo alcune delle problematiche la cui soluzione sarebbe molto ben accetta da gran parte dei cittadini: eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti da subito, compreso il rimborso elettorale di queste elezioni; eliminazione di tutte le province; modifica costituzionale per il dimezzamento del numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali e comunali; drastico ridimensionamento degli emolumenti e dei privilegi dei parlamentari e consiglieri regionali e comunali; accorpamento amministrativo dei comuni viciniori con un numero di abitanti inferiore a un certo tetto; soluzione del problema degli esodati; forte rimodulazione o meglio eliminazione dell'IMU sulla prima casa a partire dal 2013; riduzione delle pensioni d'oro e degli emolumenti degli alti dirigenti dello Stato, delle regioni e delle aziende a partecipazione statale, regionale e comunale, aziende da ridurre a un numero strettamente necessario per la fornitura di servizi essenziali, eliminando tutte quelle che hanno prodotto debiti la cui somma ammonta alla colossale cifra di circa 34 miliardi; modifica del Titolo V della Costituzione e revisione delle deleghe alle regioni; ripristino del controllo sugli atti amministrativi delle regioni, affidato alla Corte dei conti, opportunamente potenziata; agevolazioni fiscali e contributive, per almeno 5 anni, alle imprese che assumono giovani a tempo indeterminato (alleggerirebbe la disoccupazione giovanile); rilancio dell'edilizia popolare per far ripartire il settore quasi fermo (alleggerirebbe la disoccupazione a vantaggio della cig); un fondo a disposizione dell'edilizia scolastica per mettere a norma le strutture (si creerebbe lavoro); obbligo, per le banche che hanno ricevuto finanziamenti all'1% dalla BCE, di concedere mutui alle aziende che offrono accettabili garanzie e concessioni di mutui per l'acquisto della prima casa; varo di una legge a costo zero che obblighi i tribunali ad organizzarsi secondo lo schema che si è dato il tribunale di Torino dove l'arretrato è quasi azzerato e la durata dei processi è stata drasticamente ridotta.

Se si mettesse in cantiere subito un siffatto pacchetto di interventi, anche utilizzando lo strumento del decreto legge, ove condiviso da Pd, Pdl, Scelta civica ed eventualmente M5S, si attuerebbe in buona parte il programma per la realizzazione del quale molti cittadini hanno votato M5S. Ne sarebbero soddisfatti non solo gli elettori di M5S ma anche la gran parte dei cittadini e comincerebbe a ripristinarsi quella fiducia nei partiti e nella politica, ridotta a zero in vent'anni di mala politica prodotta da partiti diventati, come disse Enrico Berlinguer nel 1981, centri di potere che non fanno politica ma clientelismo ed affari.

Infine, per dare un forte segnale di cambiamento occorrerebbe anche presentare subito un disegno di legge che regolamenti i partiti e li obblighi alla presentazione di un bilancio da sottoporre a controllo, in applicazione dell'art. 49 della Costituzione. Se tutto ciò potesse davvero realizzarsi, l'Italia ritornerebbe a crescere e i partiti e la politica riacquisterebbero credibilità, avendo finalmente fatto prevalere gli interessi generali della Nazione a quelli particolari delle vecchie consorterie partitiche.

La rabbia e il disgusto dei cittadini per i partiti e la politica potrebbero lentamente attenuarsi e il movimento M5S potrebbe trasformarsi in un regolare partito e continuare ad esercitare un rigoroso e puntuale controllo sulle decisioni politiche da assumere e sulla trasparente gestione della cosa pubblica, nell'interesse generale della Nazione, per evitare possibili ritorni alla vecchia mala politica.

Alberto Pagliarini

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