ITALIANI SUPERSTARtassati. Storie di quotidiana ingiustizia n.2.

Che bello ieri leggere sui giornali che siamo ufficialmente vittime di un Fisco che ci stritola. Credo che tutti, gli onesti contribuenti ovviamente, ce ne fossimo già accorti, senza bisogno di ulteriori conferme. Ma tant'è, ogni tanto sentirsele dire da chi forse se la passa meglio di noi ci consola. Dato che ultimamente le consolazioni scarseggiano, o tendono ad avere l'aspetto di gran bugie dalle gambe cortissime (e magari rialzate da qualche tacchetto).

E così è avvenuto che dopo la constatazione della Cgia di Mestre, che tutto studia e osserva in merito ai nostri soldi, che il Fisco peserà sulle nostre tasche del 45,1% (il 125% in più rispetto al 1980) e che dunque sino a giugno ciascuno di noi lavorerà a gratis. O meglio pagato, per versare direttamente nelle casse dello Stato. A questo punto non sarebbe stato più conveniente per l'Agenzia delle Entrate di trattenerci tutto d'amblais senza crearci false illusioni.

Alcuni dati forse paiono un po' troppo simili a leggende metropolitane, come il conto di ben 11.735 euro che pesa su ogni italiano, di qualsiasi fascia d'età, bambini e centenari inclusi. Certamente così è dividendo l'ammontare delle entrate ipotizzate dal Governo per gli abitanti italici, ma messa in questo modo rischia di far tornare i tassi di natalità pari a zero, e aumentare i casi di suicidio.

Questi dati hanno avuto sostegno delle stoccate inferte dalla Corte dei Conti da un allarmato presidente Luigi Giampaolino, proprio in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Le sue parole ci danno il conforto finale, quello che spetta a chi sa che deve andare al patibolo. Parla infatti di "pressione fiscale già fuori linea", paventando qualsiasi ulteriore aumento nelle tassazioni, che favorirebbero "le condizioni per ulteriori effetti recessivi". Giampaolino dimostra di aver ben chiaro come potersi tirar fuori da questo empasse, e cioè riducendo la pressione fiscale e puntando su "una più equa distribuzione del carico fiscale".

Bene, benissimo, sacrosante parole. Perché allora non ci mette Lei una buona parola alla Corte Costituzionale. Fu proprio grazie a quest'ultima che venne bocciata, nell'ottobre 2012, la riduzione di stipendio per i top della PA (magistrati e giudici inclusi), o mi sbaglio? Allora noi poveri tartassati invochiamo l'intervento della Corte anche per aiutarci a non perdere un solo punto di stipendio, nonostante i continui tagli di personale che avvengono ormai sistematicamente nel privato (ma anche nel pubblico), bocciando tutte le tasse ingiuste (lo hanno fatto con l'acqua potabile, ndr). E a perorare la nostra causa di "insostenibilità e iniquità dell'attuale regime fiscale".

Oddio, non è roba da poco. Ma chissà....

Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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