Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 15
Parto da una riflessione, che sembrerà controcorrente, fatta da Aldo Cazzullo (Sette n. 52 del 28 Dicembre 2012 pag.16) e il cui fulcro è che non sia giusto toccare le cosiddette Pensioni d'oro, perché maturate in maniera regolare da "lavoratori che hanno lavorato duro e ben meritato. È una pensione che corrisponde ai contributi che hanno versato e alle regole vigenti. Non è res nullius, una cosa di nessuno su cui lo Stato può mettere le mani a piacimento."

Le pensioni d'oro a cui il giornalista si riferisce sono quelle di lavoratori impiegati in alte (o medie) cariche amministrative pubbliche, ma anche a quelle dal privato, che si sono visti congelare o decurtare pensioni sopra il tetto dei 2.900 euro.

Effettivamente è assurdo che per sistemare i bilanci dello Stato il Governo abbia dovuto metter come sempre mano al portafoglio dei più deboli, gli anziani. E poco deve importare se fossero anche imprenditori o libero professionisti, o dirigenti della PA. Penso che a nessuno di noi farebbe piacere vedersi privare di un tot. al mese, se giustamente guadagnato.

In Senato, in fase di discussione del Ddl di Stabilita la senatrice Bonfrisco ha presentato un emendamento volto proprio a salvare le cosiddette Pensioni d'oro di alte figure che hanno prestato un sevizio significativo per lo Stato e i cittadini, includendo tra questi le alte cariche di polizia o della magistratura.

Con pace di molto detrattori la Bonfrisco ha difeso una categoria di cariche utili e non di fannulloni o ladroni (almeno così speriamo). Sarebbe stato però altrettanto nobile chiedere un emendamento, o più, alla riforma Fornero, con il quale sono state ridisegnate le tappe per ottenere il pensionamento. Un iter che sarà sempre più sofferto, considerando che parte dei soldi risparmiati serviranno a foraggiare fondi per il sostegno e il sostentamento al lavoro in generale, femminile e giovanile in particolare. Un circolo vizioso che visti i dati sconsolanti sul lavoro non promette nulla di buono.

Insomma un emendamento Salva pensioni d'argento (quelle nella fascia tra 1.486-2.900) per poter vedere rivalutata la propria mensilità, come avviene per le pensioni di bronzo (sotto i 1.486). Rivalutazione mancata che sottrae ben 1.139 euro all'anno per chi ne percepisce 1.486 lordi (tasse escluse, naturalmente), figuriamoci da questa cifra in su che bel risparmio ci può essere. Sei milioni di persone colpite da questa accettata, invece di qualche decina di migliaia, come potrebbe essere nel caso dei privilegiati politici.

Diciamo che è stata un'ennesima occasione sprecata per poter ridisegnare un' Italia più equa socialmente e fiscalmente. Dopo la bocciatura in Corte Costituzionale di un art. decreto 78 del 2010 Italia in cui si osava prelevare un 5% per gli stipendi dei dirigenti amministrativi sopra i 90 mila euro lordi annui e inferiori ai 150 mila, sopra i 150 mila l'aliquota era del 10%. In tal mondo blocco immediato ai provvedimenti in materia di tagli del 20% agli stipendi pubblici. Motivazione: incostituzionale e lesivo nei confronti di cariche, come quelle dei magistrati, che non possono accettare altri incarichi.

La Bonfrisco alla luce di tutto ciò ha solo agito in anticipo dunque sulla probabile bocciatura per illegalità del 23-ter dello stesso Ddl. Risparmiandoci spese e rimborsi (ah, si, il gioco di prima ci è costato una ventina di milioni, compensato forse dal blocco di molte pensioni di reversibilità o dalla mancata rivalutazione di cui sopra).

Grazie allora da parte di noi Italiani.

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Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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