Non siamo in mezzo ad un nuovo accordo sulla ripartizione delle rotte di volo su territorio italiano, bensì trattasi di una bacchettata al comportamento tenuto da Ryanair con i suoi dipendenti italiani.
Chi non ha sentito almeno una volta narrare (leggenda o realtà?) di piloti costretti a viaggiare anche per ventiquattrore non-stop oppure hostess che per giorni interi non possono sedersi (eccezion fatta per decollo e atterraggio, of course!) o andare in bagno? Leggende metropolitane a parte, indubbiamente per poter essere low-cost la compagnia una qualche revisione al ribasso del trattamento economico riservato ai suoi dipendenti, dovrà pur averlo fatto.
E lo testimonia anche il caso sollevato dai sindacati del Trasporto Aereo Fit Cisl , che mesi fa denunciarono la compagnia e il suo proprietario, Micheal O'Leary, per adottare il sistema contributivo e fiscale irlandese per i suoi dipendenti italiani; un bel taglio sui soldi dovuti allo Stato (di cui i dipendenti forse non godrebbero comunque, vista la situazione della nuova SuperInps). Il Tribunale di Velletri ha emesso un verdetto favorevole ai lavoratori, riconoscendo che la competenza giuridica in materia spetta alle autorità italiane . A questo punto gli irlandesi si sono rivolti ala Corte d'Appello di Roma, con la speranza di mitigare la stangata.
I sindacati non si sono arresi e sono riusciti a portare a casa una sentenza che farà storia, cambiando molto probabilmente le direttive sui rapporti professionali elle aziende straniere che operano in Italia. La soddisfazione trapela dalle parole di Franco Persi, coordinatore nazionale del Fit Cisl, che la definisce " una decisione storica " perché " il giudice ha riconosciuto che chi opera in Italia, ha dipendenti italiani e svolge attività sul territorio nazionale, è soggetta alle leggi di questo Paese ".
Eppure aspetterei a cantare vittoria. Certamente il Tribunale di Velletri manterrà la linea presa in primo grado, in cui si contestava anche il comportamento anti-sindacale della compagnia , argomento che la Corte non ha voluto trattare.
Aspetterei perché con l'aria di crisi che c'è nell'aria (per restare in tema), che non risparmia (!) anche per i voli low-cost il rischio potrebbe essere quello di assumere personale dalla Madre Patria. Ad esclusione di quello addetto a terra che è preferibile viva in zona e sappia spiccicare due parole nel nostro idioma (cosa che esula, per esperienza, dalle competenze del personale irlandese), quello volante può tranquillamente non risiedere in Italia, garantendo così la possibilità di applicare contratti di lavoro "casalinghi". Al ribasso appunto.

Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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