Mission di tutti i governi pare essere la remise en forme a tuttotondo del sistema giudiziale, con gran disappunto di chi nella Giustizia ci lavora per davvero.

Anche il decreto sulla spending review non poteva dunque essere da meno e non citare in causa l'apparato che muove la legge in Italia, forse non facendolo direttamente con voci precise su tagli e ragguagli, ma indirettamente assolutamente si. Gran parte del sistema giudiziale italiano rientra inevitabilmente nella revisione dei conti imposta alle Pubbliche amministrazioni, impensabile che tribunali e uffici giuridici ne venissero risparmiati. Non in un Paese per cui Sanità e Giustizia sono da sempre additati come concausa fondamentale alla crisi economica, nonché di riflesso sullo spread (ormai schizzato a 500, forse anche complice il pluricontestato Squinzi?), nonché sul Pil, nonché sui saldi (?), nonché sui treni che arrivano sempre in ritardo (??).

Le parole del ministro Paola Severino la dicono tutta sulla situazione: "Noi tutti, cittadini, magistrati siamo chiamati a contribuire a una giustizia più efficiente. È impensabile e anacronistico mantenere una geografia giudiziaria che risale ai tempi dell'Unità d'Italia: la parcellizzazione e lo spreco delle risorse giudiziarie ha raggiunto livelli talvolta imbarazzanti. Giusto per fare qualche esempio, esistono sezioni distaccate in cui ben cinque unità di personale amministrativo sono impegnate nel corso di un intero anno a occuparsi di poco più di un centinaio di procedimenti utilizzando strutture che costano ai cittadini per le sole spese vive (utenze per luce, acqua, telefono e ordinaria manutenzione) circa 50.000,00 euro l'anno".

Come specifica un comunicato del Ministero di Giustizia, la riforma "avrebbe potuto essere più corposa", ma l'impossibilità di intervenire sui capoluoghi di provincia e l'inderogabilità della "regola del tre" (che prevede un numero non inferiore a tre tribunali e Procure per ogni distretto di Corte d'Appello), hanno contenuto i tagli preventivati dal governo. In realtà il taglio dei tribunali discusso non e' parte della SR, e' invece frutto del decreto legislativo delegato contenuto nella legge di stabilità n.148/2011, varata dal governo Berlusconi nel 2011.

Già da subito sul piede di guerra le varie organizzazioni professionali hanno minacciato ripetutamente scioperi e pare confermata la partecipazione dall'Oua a quello nazionale fissato per il 24 luglio, insieme con sindaci, sindacati e cittadini. Appuntamento che potrebbe essere cancellato se il consiglio accogliesse la richiesta i revisione dei decreti che presenteranno il 19 luglio. Le affermazioni di Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua, sono più che esplicative del clima di insoddisfazione: "Senza mezzi termini: i cittadini e le collettività locali sono inferociti. La Politica, in questo caso il Governo dei tecnici, ha dimostrato ancora una volta di vivere in una torre di avorio, avulso dalla realtà, di non conoscere i problemi reali dei cittadini, delle comunità. La scelta di revisione della geografia giudiziaria è la cartina di tornasole di questa condizione. Si sono soppressi tribunali e uffici giudiziari che non potevano essere soppressi. Si è dato il colpo di grazia alla "giustizia di prossimità"".

La Severino ha più volte tranquillizzato gli animi, puntando sul fatto che uno snellimento non possa che aiutare la velocizzazione di molti passaggi giuridici. Riducendo il numero di tribunali di dimensioni micro (in comuni con meno di 80 mila abitanti e che impiegano comunque 5 o 6 persone) si potrebbe, secondo lei e secondo altri tecnici, diminuire sì le spese ma anche eliminare inutili passaggi burocratici da un ufficio all'altro, ri-centralizzando in tribunali di dimensioni e portata maggiori. Tutto ciò si tradurrà nella riduzione e l'accorpamento di 37 tribunali e di 38 procure, la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale, la ridistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati restanti, la cui pianta organica non subirà alcun ridimensionamento e infine 674 sedi degli uffici dei giudici di pace saranno soppresse. Con un alleggerimento di spese di circa 2.889.597 euro per il 2012, 17.337.581 per il 2013 e 31.358.999 per il 2014.

A rischio di estinzione realtà come quelle di Lamezia Terme e Montepulciano, Sanremo e VogheraOrvieto e Bassano del Grappa; con picchi considerevoli nella regione Piemonte, dove ben sette (contro i tre della Lombardia), cosiddetti, "tribunalini" forse spariranno.

L'Anm propone la sua personale formula di revisione e risparmio che "potrebbe derivare da una riorganizzazione del ministero della Giustizia con due dipartimenti a fronte degli attuali quattro; dal recupero di personale attraverso la riduzione del numero degli Enti territoriali (Province in primis) e da interventi fiscali mirati sui patrimoni piuttosto che sui trattamenti retributivi".

Chissà se il ministro ascolterà e prenderà nota dei suggerimenti fatti.
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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