Proprio in questi giorni il Governo ha promulgato i dati, forniti da Inail, sugli infortuni sul lavoro relativi al 2011. E udite, udite, è stata registrata una flessione rispetto all'anno precedente. Che sia frutto della crisi che ha fatto aumentare i disoccupati (stimati intorno ai 2,4 milioni)? Dunque in tal caso tutti in non-posti di lavoro creati dal vecchio Governo non sono stati così negativi, anzi!

Speriamo che invece dipenda realmente da un maggior impegno nel garantire sicurezza sui posti di lavoro (anche se i recenti fatti legati al terremoto emiliano ci fanno dubitare un po'). Intanto le cifre ci parlano di circa 725.000 infortuni nel 2011(invece che i 776.000 del 2010), di cui 920 mortali (contro i 973 dell'anno precedente). Peccato prendere atto di una postilla sulla modalità con cui avviene il riconoscimento dello stato di morte, e cioè entro 180 giorni dalla data dell'incidente. E se un poveretto ha la sciagura di morire il giorno dopo tale limite imposto, non è più deceduto per l'Inail? E come viene classificato all'interno di queste stime? Allora bisogna dubitare anche delle cifre divulgate. Ma il Governo stesso si preoccupa infatti di sottolineare che le cifre attendono la revisione prevista per ottobre.

Intanto una certezza dovrebbe esserci: al Nord si rischia di più che al Sud (almeno il 60% in più). In questo caso per proporzione diretta, più lavoro=più incidenti, non certo per maggior lassismo nella prevenzione. Con parole divulgate in un comunicato la Cgil afferma che "in ogni caso non va assolutamente abbassata la guardia: il nostro impegno quotidiano rimane quello di scongiurare e portare a zero morti e infortuni sui luoghi di lavoro". Continuiamo a sperare che l'Italia si stia dando realmente e concretamente da fare nel sanare il grave problema delle morti bianche, anche nel mondo del nero. Si ipotizzano circa 160.000 incidenti nel sommerso, stime invariate sia per il 2010 sia per il 2009 . E se tra i regolari i dati non sono precisi alla virgola, figuriamoci qui.

Fra tante incertezze, almeno una certezza l'abbiamo: l'idillio Cgil-Cisl-Uil e Confindustria continua. Come dimostra un accordo siglato per "rilevare la necessità e l'urgenza di superare un modello governo degli istituti previdenziali fondato su scarsa partecipazione, poca trasparenza e, sostanzialmente, di tipo commissariale. Ci auguriamo che al più presto il ministro convochi le parti sociali per dare applicazione all'avviso comune".

Ovviamente anche noi ce lo auguriamo!
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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