Il Codacons ha comunicato di essere riuscita nel tentativo di richiedere trasparenza alla Siae in merito ai soldi investiti dall'ente in titoli Lehman Brothers: il presidente dell'associazione Carlo Rienzi ha infatti ottenuto dalla più alta magistratura amministrativa il diritto di accesso ai documenti della Siae relativi al summenzionato investimento.

L'investimento, secondo un articolo pubblicato sul sito Dagospia, poteva essere messo in relazione con la parentela tra l'allora consigliere d'amministratore Siae Diego Cugia di Sant'Orsola e il cugino Terenzio Cugia di Sant'Orsola, dirigente, all'epoca, della Lehman Brothers.

A quel tempo la società rifiutò la richiesta del Codacons di visionare le carte relative all'investimento fallimentare, ma grazie all'ultima sentenza, che l'associazione definisce "clamorosa", tutti i soci della Siae potrebbero ora chiedere un risarcimento attraverso una class action nel caso in cui si evinca che l'ente non abbia all'epoca tutelato i loro soldi.

Questa la sentenza del Consiglio di Stato:

"È anche evidente che ai fini della tutela di quella sfera giuridica assuma rilievo essenziale la gestione del patrimonio, che la Siae deve utilizzare per l'assolvimento dei suoi compiti "nell'interesse degli associati" (art. 1 Regolamento generale). Appare dirimente, a tale riguardo, la circostanza che, a causa della nota procedura concorsuale riguardante la Lehman Brothers, la Siae abbia subito una perdita nel proprio patrimonio, come attestato dalla stessa Siae, da ultimo con la nota in data 4 gennaio 2012 (doc. 2°.10°, depositato nell'appello n. 643 del 2011), con la quale si assicurano gli appellanti che la Società "continuerà a svolgere tutte le azioni necessarie per il recupero delle somme a suo tempo investite", con l'assistenza di uno studio legale specializzato. Il generico interesse dell'associato alla prudente e corretta amministrazione del patrimonio, dalla quale dipende il soddisfacimento delle posizioni attive che si collegano al suo status, assume nella fattispecie un connotato di palpabile concretezza, in relazione alle criticità collegabili ad una perdita finanziaria".

Sarebbero ancora più importanti le affermazioni dei giudici con cui il Codacons viene ritenuto un ente di rilievo costituzionale per la difesa dei cittadini:

"l'emersione e la progressiva affermazione del ruolo che le associazioni dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici ha assunto nell'ordinamento, e il contributo che la loro azione arreca alla realizzazione dei valori accolti nella Costituzione. Il fenomeno è lucidamente descritto dalla sentenza, ampiamente richiamata dalle appellanti a sostegno delle proprie ragioni, con la quale la Corte di cassazione, Sez. Terza civile, 18 agosto 2011 n. 1735, a proposito di azioni giudiziarie intraprese a norma dell'art. 3 della legge n. 281 del 1998, ha riconosciuto al Codacons il merito, senza sostituirsi con la proprie azioni alle iniziative dei singoli, di "spianare ad esse la strada, tramite il superamento degli ostacoli di ogni genere di cui tale strada potrebbe essere disseminata".

Il principio più importante affermato dal CdS consiste, secondo il Codacons, nel fatto che "Le associazioni appellanti possono certamente farsi promotrici di iniziative tese ad assicurare legalità dell'azione amministrativa anche nei confronti della Siae, quanto all'esercizio delle attività di interesse pubblico che ad essa competono" e possono avere sempre accesso ai documenti laddove "…riguarda una vicenda afferente a finanziamenti di iniziative culturali aperte alla fruizione pubblica con finanziamenti pubblici".


In evidenza oggi: