Alla luce dei dati resi noti dall'Istat sulla disoccupazione, Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil commenta: "Siamo di fronte ad una pericolosissima ed evidente stagnazione occupazionale che può rapidamente trasformarsi in una nuova depressione senza interventi adeguati". Fammoni delinea i tratti di una realtà, quella italiana, preoccupante e "inconfutabile". I consumi sono fermi "a livello di dieci anni fa" e conseguentemente la produzione è scarsa. "Da mesi - evidenzia Fammoni - i dati si attestano su 2 milioni di disoccupati formali (molti di più se si considerasse almeno una quota di inattivi), un tasso di occupazione sotto il 57% e cioè dieci punti più basso di quello europeo, una disoccupazione giovanile altissima". Rispetto allo stesso periodo del 2008, sempre muovendo dai dati Istat, "mancano all'appello più di 500.000 posti di lavoro". Per quanto riguarda le nuove assunzioni, si tratta principalmente (una quota pari all'80% del totale) di lavoro temporaneo, precario e part-time. "Serve dunque sviluppo - suggerisce Fammoni - senza il quale in questa situazione già grave può aprirsi un nuovo baratro relativo al futuro dei lavoratori delle tante aziende in crisi e per le centinaia di migliaia di persone in cassa integrazione". Le misure del governo appaiono inadeguate e, in taluni casi, sbagliate. "La manovra - aggiunge il sindacalista - con i suoi effetti depressivi peggiorerà ulteriormente questa situazione. Mentre la priorità dovrebbe essere quella di introdurre tutele per il lavoro e risorse per consumi e investimenti, una manovra sbagliata e iniqua usa la crisi per togliere diritti ai lavoratori". Per questo motivo, secondo Fammoni, lo sciopero generale del 6 settembre rappresenta una "formidabile occasione per dire basta a tutto questo, proporre la alternative, ridare centralità al lavoro e ai suoi problemi e per voltare davvero pagina".
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